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Castaldo: “Avellino, la A non è un sogno, ma non montiamoci la testa”

Primo in classifica dopo tre giornate di campionato: dall’ultima volta che l’Avellino s’è trovato lassù, è passato un secolo. Anzi, un quarto di secolo. Era accaduto dopo la terza partita del campionato 1988/89 di serie B, storia di 25 anni fa, in panchina c’era Ferrari. Primo posto insieme al Genoa con 5 punti all’attivo (all’epoca la vittoria veniva premiata con 2 punti): due vittorie e un pareggio, ruolino di marcia identico a quello attuale. Vittoria interna contro il Taranto per 2-1 (Bertoni e Marulla a segno, con Lerda per gli ospiti), pareggio 0-0 sul campo dell’Udinese, nuovo successo interno contro il Brescia per 1-0 (gol decisivo di Marulla).

ANCORA GIGI – Pure adesso c’è un bomber con due reti all’attivo che, come Marulla, si chiama Gigi. «Il bottino finora è buono, ma restano da giocare 39 partite e non sarà sempre facile fare risultato, non mancheranno le fasi difficili ma ora vogliamo goderci questo momento bellissimo» , sottolinea Castaldo che in B c’era già stato appena maggiorenne con l’Ancona, rimediando appena due presenze, continuando poi a calciare i campi di provincia fino a tornare dieci anni dopo tra i cadetti con la Nocerina, vivendo però l’amara esperienza della retrocessione. «Con l’Avellino sarà diverso, c’è una voglia matta di centrare la promozione e questa buona partenza potrà agevolare il compito, a patto di non montarci la testa, continuando a giocare con umiltà e lo stesso furore agonistico che è la caratteristica di questa squadra», raccomanda l’attaccante che con le sue 14 reti ha contribuito, la scorsa stagione, a fare salire la squadra irpina in B.

ANALOGIE – Per gli amanti delle statistiche, l’Avellino che iniziò così bene un quarto di secolo fa, si piazzò al settimo posto: era la squadra di Fascetti, quella che a tre giornate dalla fine pareggiò contro la Cremonese mancando la possibile promozione in A. «Non ci siamo fissati un traguardo così ambizioso, però c’è un programma importante stilato dalla società da attuare nel giro di tre stagioni», racconta Massimo Rastelli che, dopo la promozione in B, ha appunto prolungato il contratto per altri tre anni con un Avellino che somiglia perfettamente al suo condottiero. Da cinque anni allenatore, dopo una brillante carriera da centrocampista offensivo, Rastelli (Massimo e non Claudio, come qualcuno continua invece a confonderlo) continua a lavorare e sgobbare come faceva da calciatore. Perché è un perfezionista puntiglioso, un martello per i suoi uomini dai quali riesce a ottenere il massimo, gestendo sapientemente il gruppo, compiendo esperimenti mai insensati. Come quello di giocare con il 3-5-2 che s’è rivelato poi il modulo tattico vincente. «Svolgiamo bene la fase difensiva, per fare risultato è importante non prendere gol» , è la facile ricetta di Rastelli.

Fonte: Corriere dello Sport.

La Redazione.

D.G.

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