Edinson Cavani è stanco ma felice. Distrutto, più che altro. Mangiato dalla fatica dopo l’ennesima notte trascorsa a correre come un matto, alla velocità del Pendolino, da un capo all’altro del campo: perché a qualcuno può sembrare strano non contarne i gol, considerando i ritmi cui ha abituato il mondo, ma è altrettanto sacrosanto contare i chilometri macinati con una generosità fuori del comune. Tradotta in fatti e in parole: «Mazzarri ha fatto bene a sostituirmi. Ero stanco».
CAPOCANNONIERE – E allora, i numeri. I numeri di un Matador che, dopo la partita di Champions con il Villarreal, ha dovuto affrontare un po’ di tutto (ladri compresi): 3 i gol in campionato, un tris di lusso, di assi, calato il 18 settembre sul tappeto d’erba verde al San Paolo con il Milan; 2, invece, gli acuti in Champions, consecutivi, con il City a Manchester e con gli spagnoli in maglia gialla su rigore. Totale: 5 reti. Il capocannoniere azzurro è sempre e comunque lui. Edy non segna dal rigore rifilato al Sottomarino, il 27 settembre, in Coppa; mentre in campionato il popolo azzurro non applaude una delle sue corse a perdifiato proprio dalla notte con i campioni d’Italia. Praticamente un mese tondo d’astinenza. Una novità.
LA STANCHEZZA – Ci sono un paio di “però” da tenere d’occhio: con il Chievo ha giocato soltanto una mezzoretta, la trasferta di Milano con l’Inter l’ha saltata per infortunio e, in mezzo, ci ha infilato due trasvolate oceaniche, destinazione Celeste-Uruguay (2 partite e un 1 gol), e l’amarezza di un furto subito in casa. Nella sua arena (leggasi casa: cambiata dopo il fatto). Chiaro? D’accordo che Cavani è una specie di marziano vestito da calciatore, ma è praticamente impossibile far convivere i viaggi e le problematiche fisiche e personali, con i ritmi spaventosi della stagione azzurra. «Anche se si pensa di essere al top, il campo può anche dimostrare che ogni tanto uno ha bisogno di riposo». Soprattutto se, oltre a impegnarsi a segnare, un attaccante fa pure il centrocampista e il difensore.
LA JELLA – Un caso Cavani? No, non esiste. Piuttosto è un caso, una casualità, che nelle ultime partite non abbia fatto gol: con il Parma, ad esempio, ha collezionato un palo pieno e un salvataggio sulla linea (di Jadid, dopo un colpo di testa). Che jella. Poco male, lui non ci pensa e lavora: «Sì, perché tutti noi diamo il massimo in campo e durante la settimana. Non ci tiriamo mai indietro: personalmente mi preparo sempre al centro percento per rispondere al cento percento, ma poi nel calcio non si sa mai – e ancora -. Ripeto, è bello partecipare con i compagni e provare a fare gol, ma la cosa più importante è capirsi. Con il Bayern, Mazzarri ha fatto bene a sostituirmi».
I VIAGGI – Capirsi: è questa la parola chiave. «Sia con il Parma, sia in Champions abbiamo dato tutto quello che avevamo, non ci tiriamo mai indietro. Ci sono tanti giocatori che vanno avanti e indietro per gli impegni delle Nazionali. Che viaggiano, dormono poco e dormono male: eppure, danno sempre il massimo e si allenano al massimo. Ecco perché il pareggio con il Bayern vale tanto».
IL GRUPPO – E poco importa se Aguero ha rovinato un po’ la festa regalando la vittoria al City: «Non pensiamo mai agli altri, ma soltanto a fare più punti possibile. Il Napoli è sempre pronto a reagire, perché prima di essere una grande squadra è un gruppo di grandi uomini. Che vogliono il meglio per il club e per la città. Che lotta in campionato e in Champions: vogliamo vincere sempre, per noi stessi e per la gioia della nostra gente». Cagliari è dietro l’angolo, e lui, in Sardegna, non ha mai segnato. La voglia aumenta.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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