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CdS – Abete a Lega e Aic: «Si gioca»

Il diktat del presidente federale a Beretta e Tommasi è stato chiaro: l’11 si va in campo

 Abete e il Governo riaprono gli stadi. Nel giorno in cui il presidente fede­rale riavvia la mediazione incontrando prima Beretta, presidente della Lega, e dopo Tommasi, capo dall’Associazione Calciatori, il vertice di maggioranza con­vocato nella villa di Silvio Berlusconi ri­muove una «pregiudiziale»: il contributo di solidarietà. Su quello scoglio la tratta­tiva sull’accordo collettivo era saltata. A insistere era stato soprattutto Adriano Galliani, amministratore delegato del Mi­lan, cioè una delle dieci società che con i calciatori hanno concordato i salari al net­to. La pregiudiziale era stata «distillata» in un paio di righe, una ri­forma dell’articolo 4 del contratto in cui si diceva che qualsiasi imposta ag­giuntiva sarebbe stata pa­gata dai calciatori. Ora, nel vertice di ieri, la maggio­ranza di governo ha deciso di cancellare quel contribu­to (lo pagheranno solo i par­lamentari) confermando, indirettamente, la validità della posizione federale che considerava inopportuno inserire in un contratto la norma chiesta da Beretta, per due motivi: perché non avrebbe avuto valore legale e, soprattutto, perché non si sapeva come sarebbe stato questo contri­buto e se sarebbe sopravvissuto al dibat­tito politico e all’iter parlamentare.

DIKTAT –Nell’ufficio di Abete tanto Beret­ta quanto Tommasi sono rimasti un paio d’ore. Ma ai suoi interlocutori, il presiden­te federale ha prospettato la situazione in maniera diversa rispetto alla scorsa setti­mana. In pratica, ha detto che l’11 settem­bre bisogna andare comunque in campo. Da questo sacro principio si possono far discendere tutte le mediazioni e le solu­zioni possibili. Una determinazione che ha indotto Damiano Tommasi, alla fine dell’incontro, a dire:

« Pensiamo che la si­tuazione si risolva».

Bisogna solo stabili­requante tossine ha lasciato in circolo la rottura sfociata nel rinvio dell’inizio del campionato. Una valutazione che si potrà fare soltanto dopodomani quando a Mila­no la Lega riunirà la sua assemblea. L’im­pressione è che gli animi si siano un po’ rasserenati, che tutti considerino inevita­bile la definizione di un accordo. A Beret­ta, il presidente federale ha detto chiaro e tondo che la Lega non ha tenuto fede agli impegni assunti lo scorso 7 dicembre. E dato che parecchi presidenti hanno la­mentato difetti di informazione, Abete ha fatto preparare un dossier che spedirà ai venti presidenti di serie A. Il dossier con­terrà i verbali delle 15 riunioni che dal­l’agosto dello scorso anno ad oggi si sono svolte sul contratto e le ras­segne- stampa che hanno fatto seguito a quegli incon­tri.

CORREZIONE –Ma se una pre­giudiziale l’ha rimossa il governo, l’altra dovrà ri­muoverla Abete. In sostan­za resta da sistemare la questione dell’articolo 7, la gestione delle rose sovrab­bondanti, gli allenamenti differenziati. Il presidente federale oggi si riunirà con gli esperti legali di via Alle­gri e cercherà di capire in quale maniera si possa sciogliere questo nodo. Ipo­tizzabile anche una correzione della famo­sa interpretazione federale (Abete aveva già comunicato a Beretta che avrebbe cancellato un aggettivo “sgradito” ai pre­sidenti: esigenze « temporanee » riferite agli allenamenti differenziati). Decisiva sarà comunque l’assemblea di Lega. Di­versi presidenti sarebbero intenzionati a sollevare il problema- Beretta, dimissio­nario dallo scorso marzo. Il presidente della Lega garantisce di non sentirsi sot­to accusa

«perché sono mesi che ho chie­sto di essere sostituito e perché fanno mol­to rumore gli interventi di due- tre presi­denti ma ce ne sono altri diciassette aiquali il mio lavoro sta bene».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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