Meno cinquantasette: e un brivido caldo percorre la schiena, perché la febbre della domenica sera, del 20 maggio che verrà, è un virus che si trasmette porta a porta, nelle strade e su al Vomero, nei quartieri e ovunque ci sia traccia di Napoli. Quanti sono? La risposta s’inabissa spontanea, in quel vortice di voci che finisce per inghiottire qualsiasi refolo: e il De Laurentiis che irrompe via etere, attraverso Radio Marte, ha un’idea choc che scuote la Coppa (Italia) e la relativa finalissima, quella sfida con la Vecchia Signora che affascina chiunque. «Qui si muove il mondo… Si va in un grande stadio ed è eccitante, ma vedremo se l’impianto della Capitale ha le caratteristiche giuste per poterci ospitare. A quanto pare ci sono pochi posti per una manifestazione che inizia già a far rumore nonostante siamo appena a fine marzo. Ora dicono che si giocherà a Roma ma potrebbe essere Milano, Parigi o Londra» . Opss , meno cinquantasette giorni ma con un’onda straordinariamente anomala che si ingrossa a vista d’occhio, richieste che arrivano da ogni angolo del Paese e una proposta che De Laurentiis lancia lì, nell’avvio di un’infinita vigilia però già arredata dall’organizzazione all’Olimpico di Roma, dall’invito al Capo dello Stato, da una scelta sull’asse Figc-Lega di serie A che ascolta, riflette e però tentenna: «Io e Andrea Agnelli proveremo a dire la nostra sulla sede della finale, ci vedremo lunedì e stabiliremo anche i prezzi. Non vogliamo ghettizzare nessuno ma impostare l’organizzazione in maniera da evitare il bagarinaggio: ai sostenitori del Napoli suggerisco di procedere con la pratica per ottenere la tessera del tifoso; ne sono stato contrario, ma in realtà è animata da spirito di appartenenza e, per quella sfida, potrebbe essere indispensabile per esserci. Ma comunque la finale dovrà essere una grande festa, un giornata all’insegna dello sport e dell’amicizia» .
UN OCEANO – Due mesi o giù di lì per l’autentica madre di tutte le partite, che stavolta mette in palio la Coppa Italia e che trascina, magneticamente, a sé chiunque: «So che ci sono circa 150mila tessere fra i fans delle due squadre e questo potrebbe rappresentare un problema. Perciò dopodomani incontrerò Andrea Agnelli e discuteremo. Una partita importante crea sempre disagi ed è successo persino per Milan-Barcellona, che ha una struttura più grossa come il Meazza. Ma non basta, evidentemente» .
VOGLIO PECHINO – E’ un’attesa collettiva che entusiasma (e preoccupa) ma pure in quel 20 maggio cerchiato d’azzurro, De Laurentiis scopre orizzonti accattivanti per la sua visione manageriale del calcio e della vita: «Mi piacerebbe vincere la Coppa Italia e mi piacerebbe da morire giocare la finale della Supercoppa a Pechino, città affascinante, l’ultima frontiera del vero viaggiare. Sono quindici anni che predico sullo sviluppo della Cina» .
I TENORI SONO MIEI – Prima, anzi subito, ci sarà il Catania ( «che sta andando alla grande; noi siamo già in Europa League ma ora si deve passare alla Champions e queste gare vanno interpretate mazzarrianamente, utilizzando ogni calciatore al momento giusto» ) e poi arriverà il vento del mercato, che già giunge dalla Francia, attraverso Rmc, e che sbatte addosso a un De Laurentiis parafulmine e saette provenienti da Parigi: «Non posso dar via nessuno dei tre tenori, pure perché nessuno me li ha chiesti, tranne Moratti che tempo fa mi sondò per Hamsik. Ma i nostri gioielli non si toccano, perché per poter far affermare un calciatore in Italia poi serve tempo, almeno un anno. Noi investiamo, abbiamo preso Vargas, speriamo esploda. Stimo Ancelotti e Leonardo, mi piacerebbe avere il Psg al San Paolo per un’amichevole o magari andare in Francia. Ma richieste nessuno me ne ha fatte» .
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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