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CdS – La carica dei sei azzurri ad alta fedeltà

 Le bandiere resistono e in quel micro universo ch’è il san Pao­lo sventolano: l’alta fedeltà è il mar­chio di fabbrica d’un club ripartito nel nulla e piombato nell’Olimpo del calcio in appena sette anni ed il pro­getto rinato tra le ce­neri del Fallimento e approdato sino alla Champions ha uno zoccolo duro, che l’eleva al rango di mo­dello da imitare. Cen­to di giorni – che poi sono anche di più – è il modo di dire, anzi di fare, d’un Napoli senza frontiere e in quell’organico ricostruito con undici volti nuovi, ciò ch’emerge dalla foto di gruppo è l’espressione rassicuran­te di chi ne ha viste tante, e non ha smesso di credere in ciò che sta fa­cendo: da Cannavaro a Gargano, da Grava ad Hamsik, da Lavezzi a Mag­gio, le storie si sa quando comincia­no e s’ignora quando finiscono, han­no date d’avvio certe e un curricu­lum vitae azzurro. Centenari così possono arrivare ovunque vogliano.

IL CAPITANO –Cannavaro sfida la sto­ria, ma non ditelo in giro: ha comin­ciato nel Secondo Millennio (due pre­senze nel ‘98) e nel Terzo è sempre qui, figliol prodigo che torna a casa e si ri­prende le chiavi. Ha centosettanta presen­ze in campionato, che sommate con le cop­pe fanno centonovantacinque. Nella classifica di tutti i tempi, è a distan­za siderale da Juliano e Bruscolotti, i capitani più longevi che sono in te­sta, però davanti a sé ha ancora quat­tro anni di contratto e la voglia mat­ta di provare silenziosamente ad av­vicinare quei monumenti.


IL VICE –
Chi l’avrebbe detto? Forse neanche Grava, la classe operaia che ha scalato il Paradiso e poi se l’è te­nuto stretto: è uscito dalla sala opera­toria gettando via le stampelle. Lui c’era persino in serie C ed è rimasto l’unico baluardo di quelle notti «tra­giche » divenute poi magiche. Cento­quarantanove gare in campionato, centosessantanove in totale: non chiedetegli dove voglia arrivare.

MAREKIARO –Gli eroi esistono e Ham­sik lo sa bene: s’è preso il Napoli sul­le spalle ch’era un ragazzino e ora che va ancora considerato tale, è una delle stelle più luminose. Segna con frequenza, gioca sempre e senza so­sta: già a quota centosessantotto, avendo appena ventiquattro anni. La meglio gioventù.

IL MOTORE –Eppur si muove, sempre: un dinamismo quasi unico, che lo spinge al di là dei pregiudizi, che neha fatto in quattro anni un pilastro, che ha trasformato il piccolo Garga­no in un gigante per numeri: il com­puto racconta di centocinquancinque gare d’azzurro vestito, a fare su e giù per il campo.

L’AMORE DICHIARATO –Indubbiamente, la star: empatia si direbbe parlando di uno special one, ciò che il pocho rappresenta per il san Paolo. Lo scu­gnizzo dal dribbling irresistibile che ti cattura con finte e controfinte e quello sguardo tenero, da simpatica canaglia. E poi numeri impossibili, da strappare l’anima, in 146 partite.

LA FRECCIA –La new entry si chiama Christian Maggio, l’ultimo ad infilar­si nel riservatissimo club degli ultra 100 che in campionato è ancora a no­vanta ma che poi ha sistemato gare ufficiali nelle coppe, per arricchire il palmares.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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