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CdS – Lega, accordo nella notte. Ora manca la firma con l’Aic..

Oggi l'assemblea della serie A

 A un passo dalla firma sul contratto collettivo dei calciatori. Ieri sera i club di serie A hanno raggiunto un’intesa che è stata anche anticipata al presidente fe­derale Gian­carlo Abete. In sostanza, le società propongono di scrivere in maniera più puntuale (ma senza stra­volgerlo) l’ar­ticolo 7 e chiedono quindici, trenta giorni per farlo. Se trascorso questo tempo, non si riuscirà a trovare una inte­sa con l’Associazione Calcia­tori, a quel punto verrà ac­quisita l’interpretazione fe­derale come testo di riferi­mento e su quella base si fir­merà il nuovo contratto. E’ evidente che la soluzione trovata ieri sera a cena (mancavano solo due club: il Cagliari, che ha volutamente disertato l’appuntamento do­po la lettera di Massimo Cel­lino, e la Roma) dovrà esse­re perfezionata nell’assem­blea di oggi a Milano. Ma il fronte delle «colombe» si è ampliato e un gran lavoro di tessitura sarebbe stato com­piuto dal presidente del Sie­na, Massimo Mezzaroma. All’Aic si proporrà anche di limitare a un anno la vigenza del contratto e la richiesta è in qualche maniera legata al­l’incontro che lunedì Coni, Figc, Lega e Calciatori avranno a Palazzo Chigi con il sottosegretario con delega allo sport, Rocco Crimi. Il fatto che la riforma della Legge 91 sia a costo zero po­trebbe consentire di realiz­zarla con un provvedimento approvato attraverso la via più celere della «legislativa». Se ciò avverrà, a giugno po­trebbe già esserci una nuova normativa sullo status giuri­dico dei calciatori e sui rap­porti di lavoro che legano atleti e società. A quel punto, un nuovo accordo collettivo sarebbe inevitabile.

CONTATTI – Quella di ieri è sta­ta una giornata convulsa, con i presidenti quasi tutti schie­rati dalle parti di Milano per via dell’ultima giornata di mercato. Per Maurizio Be­retta non è stato complicato «raccoglierli» prima a via Rosellini e poi «dirottarli» verso un vicino ristorante per una cena di chiarimento. L’assemblea di oggi è di fatto comin­ciata nella notte. Da mercoledì scorso, quan­do si consu­mò la rottura, molte cose sono cambiate. Il contributo di solidarietà che aveva in­dotto Galliani a porre la pre­giudiziale di un articolo 4 in cui i calciatori assicuravano che avrebbero fatto fronte personalmente alle nuove in­combenze impositive, com­pare e scompare a conferma che si tratta di una materia che non può trasformarsi in contenuto contrattuale. L’ar­ticolo 7 è lì insieme all’inter­pretazione di Abete che ha già fatto, nel frattempo, ve­nir meno quell’aggettivo (temporanee) riferite alle esigenze che giustificano gli allenamenti differenziati. In­somma, per quale motivo non si dovrebbe firmare?

OTTIMISMO – Gianni Petrucci, presidente del Coni, si è pub­blicamente dichiarato otti­mista. Il Governo in cambio del riavvio dei campionati è pronto non solo a ricevere lunedì prossimo i vertici del­lo sport, ma anche ad aprire uno «sportello istituzionale» per avviare a soluzione tre annosi problemi (legislativi) del calcio: stadi, riforma del­la Legge 91, tutela dei mar­chi. Petrucci ha sondato i presidenti, Abete ha preferi­to astenersi per evitare di fo­mentare gelosie. Certo è che molte società che mercoledì hanno votato contro la firma dell’accordo, ora, anche per via delle mutate condizioni, sono pronte a fare un passo verso l’Aic. Tutto, dunque, induce a pensare che a Be­retta verrà dato l’incarico di firma. La giornata di oggi sa­rà comunque decisiva.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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