Chissà perché avviandomi allo stadio mi viene in mente lo spread, anzi «’o spredd», l’indice finanziario napoletanizzato ormai tormentone popolare. È uno spredd calcistico che si insinua in questi giorni nelle menti tifose partenopee. Lo leggo sui volti sferzati dal vento degli irriducibili che si incamminano al San Paolo. Lo ha detto il premier/mister. Il differenziale ingaggi è un dato matematico. Galleggiamo lì, al settimo posto, perché è quella la nostra forza economica. E allora inutile farsi illusioni da teutonica/juventina leadership. Piedi per terra, consapevolezza e sacrifici, in attesa di rendimenti migliori per i nostri titoli/giocatori che valgono un patrimonio ma che necessitano di una dose massiccia di fiducia sul mercato/campionato. Persa nelle mie elucubrazioni da politica economica/pallonara incontro all’ingresso della Nisida l’avvocato Claudio Botti, maradoniano doc, tifoso appassionato e lucido: «Ma lei la sente – gli chiedo – questa minaccia di default da classifica?». Mi guarda perplesso. E mi cita Steve Jobs: «Se la sento, l’ignoro. Come diceva Jobs? Stay hungry, stay foolish? Ebbene il tifo azzurro è così, affamato e un po’ folle». Alla faccia dello spredd.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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