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Collina: ‘La tecnologia non serve’

Con gli arbitri serve pazienza e rispetto. Questo il pensiero di Pierluigi Collina, intervenuto oggi a ‘Leaders in Football’nel secondo e ultimo giorno dei seminari che si stanno tenendo a Stamford Bridge. L’ex fischietto di Viareggio difende la categoria dei direttori di gara:

 “Il ruolo dell’arbitro è cambiato nel corso della storia del calcio. Ora uno degli obiettivi principali è quello di trovare attendibilità. È facile dire che nel calcio ci sono 17 regole. Più difficile invece pensare ad una continua interpretazione delle stesse e alla modalità di applicazione nei cinque continenti. Le regole inoltre vengono aggiornate costantemente e l’arbitro moderno non solo deve sapersi aggiornare su queste, ma anche su come si evolve il calcio”.

 Il gioco è cambiato:

 “Ora è più veloce rispetto agli anni ’60 o ’70 e l’arbitro moderno è diventato un atleta che non lascia niente al caso. Non è più solo un giudice. Per saper anticipare le situazioni bisogna conoscere i sistemi di gioco, le caratteristiche dei giocatori e le statistiche”.

LA TECNOLOGIA NON SERVE – Secondo Collina l’arbitro moderno è sempre più vicino a raggiungere la perfezione e per questo motivo la tecnologia non sarà necessaria:

 “Nel 1997 ci proposero di sperimentare la tecnologia della linea di porta e noi stessi dicemmo di farlo. Al momento penso che questa situazione possa essere tranquillamente controllata dagli assistenti d’area. Inoltre gli spintoni, i falli o le simulazioni sono nettamente diminuite da quando abbiamo introdotto questa formula”.

 Poi predica pazienza nei confronti dei fischietti italiani:

 “Se massacrate gli arbitri ogni settimana, finiremo senza. Abbiamo bisogno di anni per costruire gli arbitri e un secondo per distruggerli. Per trattenerli abbiamo bisogno di proteggerli, gli arbitri non si comprano al supermercato, non si trovano agli angoli delle strade”.

LE GARE TRUCCATE – L’ex direttore di gara ha fatto delle precisazioni sul problema delle partite truccate, a seguito delle parole di ieri pronunciate da Gianni Infantino, segretario generale dell’Uefa:

 “Le partite truccate non riguardano gli arbitri, ma altre persone che operano alle spalle del calcio. Noi dobbiamo fare di tutto per mantenere la credibilità ad alti livelli, altrimenti rischiamo di andare tutti a pesca“.

 Infine, sul probema del razzismo, ancora vivo in Italia:

 “È un problema che è considerato con molta attenzione dall’Uefa. Quando la Uefa ha inaugurato questa campagna sul rispetto, mirava proprio a questo: è inaccettabile che possa esserci in uno sport una manifestazione di razzismo. Se sono necessarie misure drastiche ben vengano. Il calcio dovrebbe avvicinare e non dividere, oltre a prevedere comportamenti positivi. L’obiettivo è quello di avere un contesto di positività”.

La Redazione

P.S.

Fonte: Repubblica.it 

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