Incredibile ma vero: però la luce, in fondo al tunnel, è negli archivi che raccontano l’evoluzione della specie, nel passato che svela il precedente, nei corsi e nei ricorsi che scaldano Cavani e lo inducono a credere in se stesso. E’ credibile ed è vero: perché in quest’anno napoletano, trentatré reti un anno fa e cinque nella stagione appena cominciata, la sontuosa cavalcata è scandita da un capolavoro dietro l’altro e il matador che s’è preso il San Paolo e l’ha trascinato in Champions è un uomo di poche parole, però dal gol facile.
UN ANNO FA… – La normalità è ormai affossata da un rendimento stratosferico e l’astinenza d’un mese – quattro partite, cosa volete che siano? – trasformano l’ordinario in straordinario, elevano le voci in un’eco che stona, perché Cavani è Cavani.
L’ultimo urlo (in campionato), ripetuto tre volte, è in un quella notte della stella, con tripletta al Milan: se ne sono andati trentacinque giorni e sembra esssersi accesa una spia flebile. « Ma qui conta solo il gruppo, che viene prima di ogni altra cosa. E questo è un gruppo eccezionale, che vuole vincere sempre ». Il primato negativo (?) di quel cecchino terribile, impietoso, è ormai eguagliato: quattro partite consecutive senza segnare (quest’anno: Chievo, Fiorentina, Inter e Parma; nella passata stagione: Catania, Milan, Brescia e Parma e poi Genoa, Lecce, Inter e Juventus, però saltando per squalifica le ultime due), ormai ha dato, gli tocca ripartire, rimettere in ordine la sua invidiabile media, ritrovare la freschezza che un po’ gli è mancata per abbondanza di appuntamenti e rilanciarsi.
…E STAVOLTA – Eppure, tanto per gradire, l’inizio è stato promettente, con quel contropiede fulminante a Manchester è l’esterno secco sull’assist da applausi di Maggio che vale il momentaneo 0-1 sulla Mancini-band; e poi, immediatamente, a seguire, quattro giorni dopo, praticamente neppure lo spazio per riuscire a rifiatare, l’un-due-tre al Milan impregnato della sua vena prolifica, delle sue capacità da bomber; e ancora, a raffica, il rigore dal dischetto al Villarreal: il solito Cavani, insomma, cinismo ed atletismo miscelati nell’area piccola, nessuno sconto e soprattutto alcuna frontiera.
LA MALEDIZIONE – Ma il nemico s’aggira nell’aria e nel finale della sfida con il Villarreal, l’occasione gol si trasforma inaspettatamente in beffa: distorsione alla caviglia, che gli costa l’Inter, gli mette un po’ di paura addosso, anche se non gli impedisce di rientrare, dopo dieci giorni, in Nazionale. Il Cavani che non t’aspetti – in assoluto – s’è fermato a Fuorigrotta, in Champions, appena ventisei giorni fa, quando sveste i panni del robot e si ritrova umanissimo, persino sostituito contro il Bayern: « Ma il mister ha fatto bene a cambiarmi, perché la priorità è il Napoli. Io sono tranquillissimo, so che il calcio è questo e ci sono momenti positivi ed altri meno: la penso come Mazzarri e come chiunque altro, la priorità è questa squadra composta da persone straordinarie, che hanno voglia di vincere. Sempre ». Le quattro giornate di Cavani sono scadute: attenti al Matador.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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