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Corbo: “De Laurentiis-Mazzarri: la pace è possibile”

L’altra sera li hanno visti in aereo. Volo Brindisi-Roma. Appena il cenno di un saluto, «buonasera, ciao», li dividevano cinque file, ma anche i rancori dell’ultima polemica, che gelo, nemici come prima, Mazzarri che insiste nel dire che appena possibile dirà tutto, gonfiando il più banale dei misteri, De Laurentiis che dopo la sconfitta di Lecce ha accusato i giocatori e inasprisce le tensioni interne.  Ma come finirà? De Laurentiis confida che il chiarimento avverrà tra una settimana o due, appena si definirà la classifica. Manca un punto. Lo aspetta anche Mazzarri per il più difficile colloquio con il presidente. Passare dalla guerra alla pace. È opinione diffusa: minaccia di andar via per rimanere. A condizioni migliori. Non ha un’altra squadra. Quel punto aiuterà tutt’e due a scavalcare, in un clima di ritrovata euforia, la cortina che li separa: la presunzione. I buoni risultati hanno sospeso i loro rapporti. Lo rivela Mazzarri. Dice che parla con il presidente «attraverso gli addetti ai lavori». Quindi, il direttore generale Marco Fassone molto vicino a De Laurentiis e il direttore sportivo Riccardo Bigon incollato all’allenatore. Esagerano, si sono forse inabissati in un profondo delirio di onnipotenza. De Laurentiis riceve premi ovunque e elogi dalla sua claque: Filmauro, mercanti del calcio, qualche radio. Sa di calcio, ma si illude di aver capito tutto, un peccato di ingenuità in questo mondo. Lancia consigli tecnici e vede in tv le partite per scoprire talenti. I suoi meriti sono invece altri: l’intuizione di investire 30 milioni su un Napoli che nella Fallimentare «era solo un pezzo di carta», come ricorda spesso, ma anche la modernità di una gestione oculata, bilanci in utile, stipendi puntuali, tutto quello che rende autorevole un club verso squadra, dipendenti, tifosi. Mazzarri è invece arroccato nel culto di se stesso. Fluviali autocitazioni. Risponde che prese il Napoli «al quartultimo posto ed ora gioca il miglior calcio d’Italia» anche se qualcuno gli domanda l’orario. Tace sull’effettivo valore della squadra, sul miglior potenziale offensivo, un terzetto da 45 gol in 36 gare. Meriti ne ha anche lui, e tanti. Eccellente nella preparazione sul campo, rianima giocatori bolliti, cura il disegno tattico, gli rimane solo un limite. Monotematico nel modulo e nelle sostituzioni. Ma può solo migliorare. È un tecnico di valore, da non mollare. Per due che si somigliano tanto, è difficile solo la prima mossa. Se alla squadra manca un punto, ai due una scintilla per la pace. È l’obiettivo comune. De Laurentiis rischia di creare un martire ingombrante lasciandolo partire. Mazzarri ha un contratto fino al 2013 da lui stesso sollecitato l’anno scorso, vale 5 milioni. Non può fermarsi, ha già sofferto molto l’altra volta ad aspettare sul molo di Genova l’imbarco giusto. Possibili due risultati su tre. Il primo: la pace, tra lacrime e champagne, come nel vecchio teatro di Napoli. Secondo: allenatore a casa, disoccupato e stipendiato. Impossibile il terzo: che Mazzarri cambi società. Occorre una trattativa. E De Laurentiis non venderà ai nemici né allenatori né anima.

La Redazione
C.T.

Fonte: Repubblica

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