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La Repubblica

Corbo: “Per salvare la stagione c’è ancora tanto da vincere. Si pensi al campo e non … “

Dedicato a De Laurentiis e Benitez. Lodevole è il tentativo di dimostrare ai tifosi, da parte di tutt’e due, dove siano le ragioni e i torti. La grave sconfitta di Empoli suggerisce un appello urgente. Ai tifosi innanzitutto: non dimostrino di appassionarsi a questa vicenda così nebulosa. Altrimenti i protagonisti vanno avanti all’infinito. Gli ultimi risultati hanno richiamato presidente e allenatore sulla scena. Perchè? Ecco, Benitez ormai fuori dai programmi vince in Germania, fa la voce grossa, si vendica per il ritiro subìto, dice che potrebbe anche rimanere ma vuol prima valutare il business plan. Contromossa che mette in difficoltà De Laurentiis fino a quel momento vincitore morale: perchè il suo ordine di clausura aveva prodotto gol e vittorie. Come reagisce il presidente? De Laurentiis è costretto a recuperare popolarità, riaprendo pubblicamente la trattativa. Anche se ha già pensato di arruolare il meno celebre e ingombrante Mihajlovic. L’incontro di Castel Volturno prelude ad un rinvio, c’era da giurare. Importante che si sappia in giro che c’è stata una stretta di mano. Fissato un nuovo incontro. Possono fermarsi, per favore? C’è anche da sopportare per i telespettatori nell’amarezza di una sconfitta inattesa il sermone dell’astioso Boban su Sky. Ma in cambio dell’abbonamento puntualmente pagato dai napoletani, c’è la sovrattassa: ascoltare Boban che parla come se da allenatore avesse vinto dieci mondiali. Lo fermerà qualcuno? Sky ha uno stile e ottimi giornalisti: hanno la tv spenta quando parla Boban? Rivediamo intanto la sconfitta di Empoli. Mi avvalgo del commento appena scritto per Repubblica Napoli. Il Napoli non ha avuto neanche un attimo per riflettere. Come un incubo, ha rivisto la partita di Wolfsburg a parti invertite. In un solo tempo è già sotto di tre gol. Bisogna capire che cosa è successo: un ciclone chiamato Empoli lo travolge applicando una regola facile da raccontare ora, ma difficile da realizare. Mantenere distanze strette a ritmi folli. Questo sistema di gioco ha una base: l’intesa perfetta di una squadra che va a memoria, integrando la modesta tecnica con la velocità, Che non basta, però. Occorre una fluidità costante: la concede il triangolo stretto. Prendere palla, scaricare su Valdfiori magari o un altro mediano, ripartire cambiando gioco. Non riesce sempre, ovvio. Riesce però se l’Empoli incontra un Napoli penalizzato 4 volte. L’illusione di battere facile un avversario più debole e tenere per decreto legge il passo di Roma e Lazio, quindi un Napoli in avvio non determinato. Secondo svantaggio: centrali non rodati come dimostra già il primo gol di Maccarone (il decimo per lui, quarto consecutivo) con il disorientato Britos che non ha stavolta la guida del partner Albiol ma la compagnia di Koulibaly. Terzo, la diversa Taglia fisica: quelli dell’Empoli hanno leve corte e passano come rapide di fiumi tra i rocciosi Koulibaly, Britos, Inler, Maggio che però non è il peggiore. Quarto motivo di sofferenza: il Napoli non ha centrocampo tecnico in grado di imporre il sottoritmo per placare l’Empoli mitigandone la velocità. Non ha quindi capacità di possesso palla per esorcizzare i diabolici corridori toscani. Con i triangoli stretti l’Empoli mantiene ad alta velocità il suo gioco corto, è compatto e coeso in un collettivo sempre mobile. C’è poco da fare. Gargano contrasta senza bloccare i movimenti in velocità di Croce e un formidabile Saponara, Britos neanche sfiora Maccarone, Pucciarelli sfugge a qualsiasi vigilanza dedicata. Fa e va dove vuole. L’uscita di Ghoulam consente la difesa a 3, novità nel repertorio di Benitez. Aumenta la densità al centro. Inseriti Insigne (per l’abulico Mertens) e Gabbiadini il Napoli traccia prima un 3-5-3 per reinventarsi in un più insidioso 3-4-3-1, con Hamsik in mediana, Higuain assistito da Calleion. Gabbiadini e Insigne. Inevitabile il calo di tensione nell’Empoli, evidenziato da un Napoli autoritario e coordinato, con Hamsik che dirige con lucidità. Provoca un’autorete di Laurini e segna il secondo inutile gol, quello della dignità. Ma il secondo autogol nel vibrante finale del Napoli, firmato Albiol, segnala le criticità di una squadra in affanno, la precarietà di chi difende alla meglio in un reparto slabbrato, anche per una carenza di intesa. Il turn over ha influito soprattutto in difesa, che ha arruolato Britos, in danno di Koulibaly troppo presto osannato e troppo presto ridimensionato. Di tante sconfitte questa è la più plausibile. Conforta un Benitez che cambia modulo in corsa, come il recupero di orgoglio nella reazione finale. C’è ancora tanto da vincere per salvare la stagione: ma è urgente sospendere la finta trattativa per la conferma di Benitez. Vada o non vada via, si vedrà. Ma ora si pensi solo a giocare

Fonte Dal blog di Antonio Corbo Il graffio

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