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Cronache di Napoli: “La voglia di guadagno di De Laurentiis ha allontanato il vero tifo dal San Paolo”

La voglia di guadagnare sempre di più che anima le strategie del presidente Aurelio De Laurentiis, ha allontanato i veri tifosi dallo stadio. Domenica sera il Napoli torna a giocare al San Paolo contro il Torino (ore 20.45). Quello che un tempo era un vero e proprio fortino inespugnabile, quest’anno è diventato terra di conquista. In quattro gare ufficiali giocate dall’inizio della stagione gli azzurri hanno fatto bottino pieno solo contro i modestissimi cechi dello Sparta Praga. Il Chievo ha addirittura vinto, mentre l’Atletico Bilbao e il Palermo hanno pareggiato. Certo, un po’ ci ha messo del suo la casualità. Col Chievo il Napoli ha tirato in porta 33 volte, una specie di record del mondo, sbagliando anche un calcio di rigore. Di vero c’è anche che la squadra azzurra fa una fatica terribile ad impostare le partite in cui è chiamato a guidare il gioco e a Fuorigrotta in linea di massima vengono tutti a difendersi e basta. Ma, inutile negarlo, il fattore campo è venuto meno anche perché a Napoli non si fa più fare il tifo. Dieci anni fa una gara come quella col Chievo l’avrebbero vinta i tifosi.

Ci sarebbe stato un coro assordante, una specie di muro del suono dentro il quale sarebbe stata chiusa la squadra clivense. Un po’ come è accaduto mercoledì al Calderon, quando il pubblico dell’Atletico Madrid ha fatto la differenza, come la differenza l’ha fatta al San Mames contro gli azzurri il pubblico del Bilbao. Al San Paolo non si fa più tifo per la squadra da tempo. E non perché sia scemato l’amore dei tifosi, ma perché la società ha deciso di recidere il cordone ombelicale con gli appassionati. A Napoli è finito il tifo organizzato. Non c’è più alcun rapporto con i club dei supporter. Non ci riferiamo alle visite dei giocatori nelle varie associazioni o alle facilitazioni concesse dalla società. Il problema serio, serissimo, è relativo alla vendita dei biglietti. Prima avveniva, nella quasi totalità, attraverso i club dei tifosi, che provvedevano a farle arrivare alle varie associazioni secondo le loro esigenze. I tagliandi in questo modo andavano sempre e solo nelle mani dei tifosi. Adesso non è più così. Non essendoci più alcun rapporto con i club, i biglietti, diciamo così, sono in vendita libera. Il che vuol dire che vanno ai primi che vanno alle rivendite. Con la sola eccezione della quota, enorme, che la società riserva agli sponsor specie in occasioni delle gare più importanti. Quando allo stadio vanno i tifosi il sostegno alla squadra non manca mai. Ma se allo stadio vanno gli “occasionali”, il sostegno viene meno in maniera incredibile. Il tifoso sa sostenere la squadra, sa che va incitata soprattutto quando è in difficoltà: l’occasionale fa l’opposto, si esalta quando la squadra va bene, ma quando le cose si mettono male cala il silenzio. Non è più il pubblico a trascinare la squadra come è sempre accaduto in passato, ma viceversa, è il Napoli che in determinate circostanze carica il pubblico. In questo modo il tifo non serve a nulla, perché arriva quando non ce n’è bisogno. C’è un altro aspetto da non sottovalutare. La vendita dei biglietti fatta in questa maniera finisce col penalizzare soprattutto la provincia, che provincia è stata da sempre il bacino storico della tifoseria. Oggi è quasi sistematicamente fatta fuori. Allo stadio, quanto meno al San Paolo, la stragrande maggioranza va per vedere uno spettacolo, non per incidere sul risultato. L’appassionato se ne frega dello spettacolo, vuole vedere la squadra vincere, sa, ne è intimamente certo, che col suo aiuto la squadra può fare meglio. Il vero tifoso va allo stadio per aiutare la squadra a vincere. E’ quello che è mancato in questi anni a Fuorigrotta. I tifosi a casa, senza tagliando, allo stadio occasionali e amici degli sponsor. Dal punto di vista economico forse i conti tornano. Ma la classifica piange. La soluzione è una sola: ritrovare il rapporto diretto con le associazioni, riportare i veri tifosi allo stadio. Altrimenti il San Paolo sarà come il San Carlo…

Fonte: Cronache di Napoli

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