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Dal fallimento al primo posto. Adesso l’Avellino comincia a sognare

Quattro anni per risvegliarsi da un incubo e cominciare a sognare in modo dolce, inaspettato. Ripartire da Sambiase, dopo un fallimento doloroso e pesante, e ritrovarsi al Partenio Lombardi, davanti a dodicimila persone, primi in classifica, in serie B. Avellino non crede ai suoi occhi: sa che forse finirà, sa che l’obiettivo è solo la salvezza, eppure stare lì sopra insieme all’Empoli, a sette punti, è davvero una sensazione remota, dimenticata. L’ultima volta era successo nel 1991: con Francesco Oddo in panchina i biancoverdi superarono Brescia e Barletta in casa, e pareggiarono sul campo dell’Udinese, conquistando la vetta della classifica. Esattamente come ora.
Gi artefici del miracolo sono tutti: da Rastelli, alla squadra, passando per la società, il pubblico e la dirigenza. Il diesse Enzo De Vito, neppure in questa occasione rompe il silenzio con la stampa. Lui, brillante avvocato irpino, è felice ma non si illude, trasmettendo il messaggio anche al gruppo.
«Dobbiamo volare basso, senza montarci la testa: siamo una squadra operaia che però ha carattere e voglia da vendere». A parlare è Gigi Castaldo, due gol in tre gare. Il trascinatore, il leader umile e silenzioso, il bomber che non ha mai voluto lasciare la Campania, nonostante la possibilità di giocare in serie A con il Siena. «Ognuno fa le scelte che ritiene giuste, e io sono comunque contento della mia carriera, di quello che ho dato al calcio e credo di poter regalare ancora tanto. Ad Avellino sto bene, mi sento protagonista perché la gente mi dimostra grande affetto e poi sono parte integrante di un gruppo eccezionale. Anche l’anno scorso, come in questa stagione, non siamo partiti con i favori del pronostico, eppure stiamo riuscendo a toglierci qualche soddisfazione. Il tutto grazie alla enorme fame che abbiamo, alla grinta, alla voglia di cercare di superare sempre i nostri limiti. Mentalità che Rastelli ci ha inculcato dal primo giorno, dal primo allenamento».
Prima la vittoria con il Novara, poi il pareggio di Latina e di nuovo il successo con la Ternana. A segno tre simboli della promozione in B: Castaldo appunto, Zappacosta (convocato in Nazionale Under 21 da Di Biagio) e Fabbro. «Sarà stato solo un caso – continua l’attaccante – perché in realtà la rosa è ampia, di qualità, e comunque costruita per salvarsi, speriamo senza troppi affanni». Di affanni non ne stanno vivendo i tifosi: tornati, finalmente, a casa. In più di 20 mila al Partenio Lombardi nei primi due match casalinghi, senza contare gli spettatori di Coppa Italia. Insomma una bella rivincita anche per il presidente Walter Taccone, che in D e nei primi anni di Lega Pro, ne contava a stento duemila.
«Questi ragazzi si stanno dimostrando eccezionali e io sono fiero di loro». Ma l’obiettivo del presidente, che domenica ha ricevuto la visita del presidente di serie B Andrea Abodi, è uno stadio più grande, in stile Juventus, con negozi e centri commerciali. «C’é già un project financing pronto. Ne abbiamo anche parlato con il sindaco Foti e stiamo valutando come reperire i fondi. Come a Udine il nostro intento sarebbe quello di ricostruire un settore per volta, e realizzare attività commerciali tali da rendere l’impianto aperto sempre, non solo di domenica».
Prima di questo però andrebbe messo a posto il terreno di gioco. Sabbioso, senza erba in molti tratti, ai limiti della praticabilità, ha suscitato i malumori dei calciatori biancoverdi ed anche delle squadre avversarie. La risemina è stata fatta, ma la mancanza di piogge e gli errori commessi durante la manutenzione già da questa estate, hanno provocato danni evidenti. Che la capolista di certo non si può permettere.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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