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Dalla panchina al primo contratto, ecco il museo segreto di Maradona

Raccolti in una casa di Miano i cimeli appartenuti al Pibe nei sette anni vissuti a Napoli

Il gol dalla parabola impossibile di Maradona contro la Juventus? No, certo non possiamo dimenticarlo insieme con il volto esterrefatto di Stefano Tacconi: era il 3 novembre 1985. Il gol con la maglia dell’Argentina rifilato all’Inghilterra con la «Mano de Dios»? No, certo, non lo cancelleremo mai dalla memoria: era il 22 giugno del 1986. Lampi che insieme ad altre mille magiche magie hanno infiammato i suoi sette anni napoletani. Ed i cuori di centinaia di migliaia di fan a Napoli ed in tutto il mondo.
Eppure, c’è un altro Diego. Un Pibe de Oro che non abbiamo ancora quasi mai visto. Già. Com’era, dentro casa o nello spogliatoio, la superstar argentina che guidava quel Napoli di campioni a vincere scudetti e coppe? Una testimonianza, inedita, ci arriva dai suoi oggetti. Ecco il campione nel privato. Dentro le mura del suo appartamento di via Scipione Capece a Posillipo come dentro le stanze della squadra a Fuorigrotta. Ci viene restituita dalla signora Lucia Rispoli, vedova di Saverio Vignati, già custode per numerosi anni dello stadio San Paolo. La signora è stata per sette anni la governante di casa Maradona. Quella tata ne ha conosciuto le abitudini. E ne ha custodito gli oggetti. Alcuni addirittura avuti in dono quando Diego, nel 1991, abbandonò precipitosamente Napoli.
A Miano, dove abita, la signora Lucia ha raccolto decine e decine di memorabilia. Ma non solo i cimeli sportivi: magliette, scarpette personalizzate, palloni guanti da allenamento, o persino la panchina dello spogliatoio sulla quale Diego sedeva. No, Lucia possiede di Diego finanche la camera da letto, il matrimoniale con struttura in ottone e l’armadio nero a specchi che stavano nell’appartamento di Posillipo. La mobilia della camerA venne donata alla famiglia Vignati – insieme a un divano in pelle – dai Maradona.
Cimeli, tanti. Ma la famiglia Vignati possiede una rarità. Conservato in una cornice rigorosamente azzurra troviamo infatti il primo contratto di Diego con il Napoli. Quello – per capirci – della coppia Ferlaino – Juliano. E non solo. Maradona era funambolico in campo e fuori, certo, e nell’intimo? Una Madonnina. Diego se l’era portata dall’Argentina, a quanto risulta, e teneva moltissimo a quell’immagine. Come pure possiamo trovare la caffettiera dello spogliatoio, e qui, e il Pibe ce lo permetterà, ci possiamo spingere ad immaginare un più ampio momento di relax, di pausa, magari condiviso con i mitici compagni di squadra, da Peppe Bruscolotti, a Careca, a Salvatore Bagni, a Bruno Giordano senza far torto proprio a nessuno e magari anche con Carmando.
Insomma, a casa della signora Lucia – dove peraltro martedì sarà rigorosamente festeggiato il cinquantaduesimo compleanno della superstar argentina – c’è un vero e proprio museo di quella «Diegomania» che ha vissuto e che tuttora vive Napoli. E ora la signora Rispoli – appoggiata da alcuni esponenti della Municipalità – chiede che questo museo sia invece realizzato al San Paolo.
Lì incantava Diego. Lì dovrebbe stare la sua roba. La sua storia.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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