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Dalla Svizzera – Tagesanzeiger: “Quando l’avidità conduce ai debiti”

Dopo lo sciopero nella Primera Division ora anche in Italia gli stadi restano vuoti

Un’analisi glaciale ed impietosa del portale svizzero sullo sciopero della Serie A e della LIga, ma anche un’occhio disincantato e mordace sul calcio moderno sempre più avviluppato nella spirale del debito. L’articolo, in traduzione integrale, per i lettori di Iamnaples.it:

L’Associazione italiana calciatori (AIC) ha proclamato uno sciopero ufficiale per l’inizio del campionato previsto per questo fine settimana. Il motivo dell’agitazione in Serie A è il contrasto con la Lega sul nuovo contratto dei giocatori professionisti. I club pretendevano un adeguamento del contratto, i professionisti la firma di un documento negoziato. Il contributo di solidarietà introdotto dal Premier italiano Silvio Berlusconi si preoccupa delle “teste rosse”, per il quale tutti i giocatori con un ingaggio annuale superiore ai 150mila euro devono pagare una tassa del 10% allo Stato. Berlusconi con ciò spera di ottenere un risanamento delle casse dello Stato. L’AIC ribatte che dovrebbero essere le società a pagare per i calciatori.

Dopo che, a causa della protesta, era saltata la prima giornata del campionato anche in Spagna, ora il pallone ritorna a rotolare. L’Associazione Calciatori e la Liga si sono accordati che a più di 200 giocatori della Primera e Segunda Division  ai quali le società debbono ancora stipendi di oltre 50 milioni di euro, siano garantiti i loro soldi. E intanto la crisi nel calcio spagnolo è ben lungi dall’essere superata.

Trasferimenti costosi, nonostante i debiti

La maggioranza delle società della Liga 1 e 2 si regge su gambe vacillanti oppure è già crollata sotto il fardello die debiti: alla fine di giugno undici società hanno annunciato il fallimento, tra cui club prestigiosi come il Real Saragozza, Real Maiorca o il neopromosso Betis Siviglia. Il totale  complessivo dei debiti nel calcio spagnolo professionistico è stimato, secondo il Frankfurter Allgemeine, in 4 miliardi di euro.

Con 430 milioni di euro il Barcellona si colloca sulla cima della montagna dei debiti. Per far liquidi la vincitrice della Champions League l’anno scorso ha dovuto rivendere allo Shakhtar Donetsk il suo giocatore Dimitri Tschigrinskij e questo solo un anno dopo, con una perdita di 10 milioni.

Allo stesso tempo il nuovo presidente Sandro Rosell ha scoperto delle perdite non segnalate nei libri contabili della società e ha proposto un credito fresco di 150 milioni. Nonostante tutte le difficoltà finanziarie il Barça ha tenuto botta anche quest’anno e ha acquistato la stella dell’Arsenal Cesc Fabregas per circa 40 milioni di euro.

Prestiti incuranti

Non va tanto meglio ai “Reali” di Madrid. Anche se il Real, come il Barça grazie agli introiti televisivi guadagna annualmente 140 milioni di euro, la situazione non è per niente rosea per il club di Florentino Perez. L’avidità dopo il trionfo sportivo ha portato il presidente ancor più addentro alla trappola dei debiti: per il trasferimento record di Cristiano Ronaldo (94 milioni di euro) il Real ha dovuto per l’ennesima volta ricorrere ad un prestito.

Eppure la radice di tutti i mali è nella Liga, che non fa dipendere l’assegnazione della licenza per le società professionistiche dalla salute economica delle società. La conseguenza è il dissesto economico, finché le banche e gli sponsor non perderanno il gusto del calcio.

Fonte: Tagesanzeiger.ch

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La Redazione

M.V.

 

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