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Daniele Franco, ‘la rivincita dei piedi buoni’: non ci vuole un fisico bestiale

La rivincita dei piedi buoni ha un nome ed un cognome: Daniele Franco. Perché a volte anche in Lega Pro la qualità può emergere per davvero. Certo la strada non è stata tutta in discesa per un ragazzo che sulla carta di identità ha scritto 1994. “Sono stato per sette anni nel settore giovanile del Napoli – racconta Daniele Franco a gianlucadimarzio.com – e ho saltato solo gli Allievi Nazionali perché ho giocato subito con la Berretti sotto età. Poi al momento del passaggi con la Primavera non mi hanno ritenuto pronto e sono stato svincolato”. Colpa del fisico. Ma anche grazie alla tenacia del suo agente Fabio Andreotti, lo Spezia decide di puntare sulla qualità di Daniele e così arriva la chiamata dalla Liguria.

“Durante la prima stagione di Primavera ho fatto bene: così ho firmato prima un pre-contratto per un anno, poi un contratto per due anni da professionista”. Il marchio di fabbrica sono i calci da fermo. Segna e fa segnare su punizione o da calcio d’angolo, così il sogno di Daniele inizia a prendere forma perché durante la scorsa stagione arriva anche la convocazione in prima squadra da parte di Devis Mangia. “Sono stato 6 mesi con lui in prima squadra. Devo ammettere che è un allenatore molto attento ai giovani e questa sua predisposizione mi ha aiutato molto nella crescita”. Ma oltre a Mangia c’è stato anche un compagno di squadra che gli è stato vicino durante il salto dalle giovanili alla prima squadra. “Catellani, un ragazzo d’oro. Uscivamo la sera insieme mi faceva lavorare in palestra sapendo che proprio l’aspetto fisico era quello sul quale dovevo impegnarmi di più. Avere uno come lui in in squadra che dedicava molte attenzioni a noi ragazzi è stata una grande fortuna”.

Dalla chiamata in prima squadra in maglia Spezia al prestito in Lega Pro alla Torres all’inizio di questa stagione. “Purtroppo non sono riuscito a trovare spazio. Ho giocato solo una volta in Coppa Italia. Nel calcio si fanno delle scelte e lì non mi hanno ritenuto pronto fisicamente per affrontare il campionato”. Dalle stelle alle stalle, ma Daniele Franco ed i suoi piedi buoni non si arrendono così facilmente. A gennaio è tempo di fare le valigie. Altro giro(ne) di Lega Pro, altra corsa.

Dalla Torres alla Paganese, vicino casa. E come per magia tutto torna a brillare. A partire da quei piedi buoni e delicati che giornata dopo giornata conquistano l’attenzione di Sottil. “Debuttare in Lega Pro in una piazza così è stato un grande onore perché ho trovato un pubblico che sa starti vicino a prescindere dal risultato. E poi Sottil mi ha dato fiducia inserendomi gradualmente”. E alla fine sono arrivate presenze – 3 da titolare – e salvezza. “Il mister non ha avuto paura di farmi giocare dall’inizio e io ho ripagato la sua fiducia con prestazioni di grande qualità.”

Anche perché giocare lì in mezzo al campo a dettare i tempi, quando hai solo 21 anni, non è poi così facile. “Sono stato contento di questa esperienza perché il salto dal settore giovanile ai professionisti non è mai facile. Da un punto di vista fisico ho riscontrato più difficoltà e sto provando a lavorare su quel limite”. Per provare ad eguagliare le gesta del suo idolo. “Come regista Pirlo non ha uguali. Vedere le giocate che fa e la semplicità con la quale le mette in pratica è il massimo. Credo che riproporre in campo quello che fa lui sia impossibile”.

Adesso è tempo di tornare allo Spezia con la consapevolezza dei propri mezzi e l’esperienza di un campionato difficile come quello di Lega Pro, che mai come quest’anno in Campania è stato durissimo per via dei tanti derby. “Il calcio al sud è vissuto in maniera diversa perché rappresenta lo stato d’animo di un’intera tifoseria. I derby sono molto più sentiti. Il tifo del sud non si trova da nessuna parte e la coreografia realizzata dai tifosi della Salernitana per festeggiare la promozione ne è stato un bellissimo esempio”.

Siamo ancora al primo step, questo è certo, ma la rivincita dei piedi buoni di Daniele Franco non sembra più essere solo il sogno nel cassetto di un ragazzo di ventun’anni.

 

Bruno Majorano per gianlucadimarzio.com

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