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De Laurentiis: “Scudetto, io ci credo”

Il presidente partenopeo: "Cavani? E' lui il padrone del suo destino"

Tutto in una notte, sontuosa e affascinante: con la Vecchia Signora da inseguire (e magari da avvicinare) e il Re che torna quasi per star simbolicamente al fianco, o per spingere alle spalle, soffiando sul fuoco che divampa. Tutto in questa notte: in quell’Udinese-Napoli che vale (indiscutibilmente) un angolino di scudetto e la possibilità di andarsene a giocare un altro po’ con la Juventus, tra quattro giorni al san Paolo, però dovendole stare sul collo, possibilmente a quattro punti.
Si gioca e in quel pathos umanissimo d’una vigilia che Mazzarri consuma in silenzio, scegliendo il Napoli, svelando i ballottaggi (Mesto batte Maggio, Armero sorpassa Zuniga e Insigne dribbla Pandev), rassicuranti piombano in ritiro – attraverso 5 minuti, al termine del tg1 delle 20 – le considerazioni di De Laurentiis: «E’ vero che l’attenzione generale sembra rivolta alla sfida con la Juventus: è una grandissima squadra, la affrontiamo da quando eravamo in serie C, spesso abbiamo vinto e qualche volta abbiamo perso. Però ci siamo sempre divertiti, è una gara sentita, sarà una bella gara ma….». 

OCCHI APERTI – C’è Udinese-napoli e val la pena ricordarsene, affinché il primo marzo abbia un senso più compiuto, affinché quel tutto esaurito possa consentire di sognare, affinché sia più vibrante il finale d’un campionato che De Laurentiis espone a valutazioni più ampie, meno opprimenti: «Noi siamo soliti pensare partita per partita e questo nostro modo di essere non sarà modificato certo adesso. Stiamo per affrontare l’Udinese e dobbiamo cercare di far bene al Friuli. Poi ci proveremo anche con la Juventus e con chiunque, perché l’obiettivo è di vincere il massimo delle gare disponibili. Ma sia chiaro che se dovessimo andare, come dire?, solo in Champions, sarebbe ugualmente una stagione straordinaria». 
POSTICIPO – Da stasera a venerdì: novantasei ore per sfidare l’Udinese prima e la Juventus dopo e quattro giorni appena a separare due match delicatissimi, l’epicentro di un’annata che De Laurentiis avrebbe spostato volentieri a sabato prossimo. «Partite troppo vicine ma in questo caso le responsabilità non sono di chi fa il calcio ma da chi lo organizza. Ahimè!». E allora, si gioca: è Udinese-Napoli, un antipasto rimarchevole aspettando Madame, ma anche l’occasione (televisiva) per ribadire i tempi dell’eventuale rinnovo del contratto di Mazzarri («abbiamo sempre trovato l’accordo alla fine del campionato e sarebbe stupido disturbare adesso l’allenatore, mentre è alle prese con la preparazione di gare difficili» ), per rilanciare il proprio affetto a Cavani («è uno dei cinque migliori attaccanti al mondo e grazie a Mazzarri è cresciuto, passando dai quindici a trentatré gol; lui si trova bene a Napoli, noi stiamo benissimo con lui: però se dovesse arrivare qualcuno con 70 milioni di euro lordi, sarà Edi a decidere. E io spero che lui resti, anche se dovessero offrire tutti quei soldi» ), per sottolineare la stima in Beretta ( «è capace, sa fare lobby, ora implementeremo i ricavi sull’estero e sui ricavi italiani» ), per accogliere il presidente del Coni, Malagò ( «uomo di coltura, garbato ed elegante: ci aiuterà nei confronti del prossimo governo, per ottenere un calcio migliore» ). Poi, le carezze: a Cellino ( «agghiacciante, aberrante, saperlo in questa situazione; sono amico suo, mi fa molto ridere, è simpatico ma mi addolora la sua vicenda, però non so nulla sulla questione» ); e l’abbraccio con consiglio a Hamsik, vittima d’una rapina a mano armata: «Faccio a Marek le mie scuse: purtroppo ciò che è capitato a lui è successo a Vucinic a Torino, ad altri a Milano e persino a Parigi. Ma sii più discreto» . E’ l’ora di Udinese-Napoli. 
Fonte: Corriere dello Sport
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