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Dimaro come Fuorigrotta: tifosi in delirio all’arrivo dei calciatori azzurri

Il primo giorno (di ritiro) non si scorda mai: le vacanze restano sbiaditi ricordi e quel che s’intravede all’orizzonte, nella nube minacciosa, è un carico di lavoro che rimuove l’ozio e la spensieratezza dei giorni passati. Il primo giorno (di ritiro) è una piacevolissima disperazione: perché alle spalle restano il sole, il mare e il dolce far niente; e quegli applausi, freschi come la rugiada, sanno però di amabile compassione. Il primo giorno (di ritiro a Dimaro) è un blog che i calciatori si trascinano a letto, nel bunker dell’hotel Rosatti, per lasciarsi andare con leggerezza: perché il primo giorno (in ritiro) alla fine poi si crolla dalla fatica.

PRIMA FESTA– L’una e trenta e Dimaro diventa Fuorigrotta o anche Piedigrotta: sbuca il pullman in fondo al tornante e improvvisamente è qui la festa, con fumogeni e cori da stadio ed un centinaio di tifosi che hanno sfidato (per cominciare) la pioggerellina e (per continuare) il sole; per esserci, per salutare il nuovo anno (calcistico), per trasmettere al Napoli le proprie aspirazioni, per vedere da vicino questa squadra l’effetto che fa.
PRIMO APPLAUSO– Le sedici e quarantacinque, si ricomincia: lo stadio è accogliente e la tribuna coperta sa di nuovissimo; la cittadina è tappezzata d’azzurro, quasi quanto gli spalti che s’ingrossano: quanti saranno, duecento? C’è un tendone, ai piedi d’una curva, e dentro gli attrezzi che sembrano creare una sala torture. Entra Campagnaro, cin cin alla stagione 2012-2013: ed per lui il primo coro.
PRIMA OVAZIONE– Lorenzo è magnificamente calato nella parte, con quella faccia un po’ così: ma per presentarsi al Napoli, pure gli scugnizzi hanno bisogno d’un partner autorevole che li introduca nell’elite del calcio. Le sedici e quarantasette, quando Insigne entra, sfiora l’erba con leggerezza e poi intuische che quell’ohhh d’ammirazione e quei cori sono tutti per lui, che pure ha scelto (furbo, il giovanotto) Cannavarro come testimonial del suo «debutto» in azzurro.
PRIMA ACCLAMAZIONE– Ce n’è per tutti, per Aronica e per Vargas, per Gargano e per Hamsik e la sua acconciatura, per Fideleff (sì, anche per lui) e per Inler: ma quando sbuca Mazzarri, per chiudere la sfilata e dare il via (ufficialmente) alle danze, la valle è un’eco di «Walter, Walter» , l’incoronazione estiva che conferma la simpatia (empatia?) d’un triennio.
PRIMA RIUNIONE– Il primo scatto, puntualissimo, alla diciassette: guida il gruppo il professor Pondrelli, poi i ventisei in fila; ma per non lasciare nulla al caso, il discrosetto che dà il senso di ciò che il Napoli è (chiaramente) di Walter Mazzarri: dura un niente, un paio di minuti esatti, ed è la sintesi di ciò ch’è stata la sua era. «Fatti, non parole». 
Fonte: Corriere dello Sport
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