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Eduardo Macia: “Rafa allenatore moderno. A Napoli può fare molto bene”

Ora alla Fiorentina, l'ex membro dello staff di Benitez racconta le sue esperienze con Rafa

C’è un filo che lega da tempo Rafa Benitez, il nuovo allenatore del Napoli, a Eduardo Macia, 39 anni, dirigente calcistico spagnolo, dal 2012 direttore sportivo e responsabile del settore giovanile della Fiorentina, il grande esperto su cui ha puntato la famiglia Della Valle per il rilancio della squadra. Lui e il titolatissimo tecnico scelto dal presidente De Laurentiis per spingere gli azzurri ancora più in alto dopo le straordinarie stagioni firmate Mazzarri hanno cominciato a frequentarsi a Valencia, dove Macia chiuse la carriera di calciatore e intraprese quella di dirigente. Poi hanno fatto grande il Liverpool, quei Reds che strapparono la Champions League al Milan in una drammatica finale ad Istanbul otto anni fa. Macia, che nel suo curriculum ha anche un’esperienza dietro alla scrivania dell’Olympiacos Pireo, racconta questo grande rapporto cominciato quando il Valencia aspirava a diventare una grande d’Europa e rivela i metodi di lavoro di Benitez, quelli che i napoletani non vedono l’ora di conoscere da vicino.
Quando nasce il suo rapporto con Benitez?
«Il rapporto professionale con Benitez nasce nel maggio del 2001. Io lavoravo già a Valencia e lui arrivò come allenatore dopo la finale di Champions League persa ai rigori contro il Bayern Monaco. Già lo conoscevo come allenatore del settore giovanile del Real Madrid».
Quali ricordi ha delle comuni esperienze al Valencia e al Liverpool, in particolare della Champions League vinta sul Milan?
«Ricordo con molto piacere il momento storico in cui il Valencia vinse il primo scudetto, ma soprattutto il grande lavoro di Benitez che culminò nell’accoppiata scudetto-Europa League, vinta contro il Marsiglia, una signora squadra, che aveva tra le sue fila anche Drogba. Del periodo di Liverpool, al di là della seconda finale di Champions, ricordo con soddisfazione la seconda Supercoppa d’Inghilterra, la Community Shield, e il grande lavoro di Rafa che ha portato i Reds molto vicini a vincere nuovamente la Premier. Ma degli anni ad Anfield mi è rimasta soprattutto impressa l’enorme passione per il calcio in una delle società più prestigiose al mondo, con un’organizzazione professionale incredibile, una mentalità sempre positiva e propositiva e un grande rispetto per il lavoro».
Passare dalla Spagna all’Inghilterra era stato difficile per voi?
«Rafa si è calato perfettamente in questa realtà, perciò è così apprezzato a Liverpool: per la sua capacità di lavorare e per la grande competenza».
Com’è stato possibile costruire questi successi? Attraverso quale lavoro?
«È stato possibile raggiungere questi risultati attraverso grande determinazione e abnegazione nel lavoro. C’era una struttura che sapeva esattamente cosa fare, una nostra strategia precisa per far crescere squadra e società. Questo era un obiettivo su cui avevamo lavorato insieme per cercare di vincere la Premier con le nostre risorse, che erano, finanziariamente parlando, notevolmente inferiori in quel periodo a club come lo United, il Chelsea, il Manchester City, l’Arsenal, il Tottenham. Tutto nel calcio va fatto con un’idea, un progetto ben definito».
Quali sono le principali caratteristiche tecniche e tattiche del gioco di Benitez e com’è il suo rapporto con la squadra?
«Rafa è un allenatore con una metodologia molto moderna: al giocatore parla soprattutto di calcio, la sua vera forza è convincere il giocatore di quello che deve fare in campo e grazie a ciò riesce a far crescere e maturare molto l’atleta. Basti pensare a Torres, Lucas Leiva, Kuyt, Agger, Xabi Alonso, Skrtel… E potrei citarne molti altri ancora».
Il lavoro di Benitez è dedicato anche all’aspetto manageriale, alla valorizzazione del settore giovanile: quanto lui considera importanti i giovani?
«Bisogna partire dal presupposto che Rafa ha allenato per lunghissimo tempo in un settore giovanile tra i più importanti al mondo, quello del Real Madrid. Questo gli è rimasto sempre impresso e quindi per lui il lavoro con i giovani è fondamentale».
Quale auspicio fa a Benitez per la sua esperienza a Napoli? E cosa pensa che possa dare al Napoli?
«Il Napoli è una grande sfida per lui anche perché il Napoli negli ultimi anni è arrivato sempre molto avanti con Mazzarri. Ma il fatto che lui è l’allenatore con più titoli all’attivo tra i venti alla partenza della prossima serie A può aiutare moltissimo la squadra a crescere. Ci vuole notevole esperienza per vincere scudetti, Champions, Europa League, coppe di Lega e lui ce l’ha».
Era un desiderio di Benitez tornate in Italia: per quale motivo?
«Se fosse un desiderio di Benitez quello di tornare in Italia non lo so: è una sua scelta personale. Di certo so che, sin dai tempi del Valencia, parlava del suo apprezzamento per il calcio italiano. Rafa è una persona molto misurata e quindi credo che abbia riflettuto molto bene prima di prendere questa decisione».
Crede che Benitez possa avere problemi a non avere Cavani, corteggiato da grandi club, nella sua squadra?
«No. Per come lavora Benitez, con Cavani o senza, il suo pensiero e il progetto non cambiano».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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