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Analisi Tattica Napoli Calcio

Errori, difese infelici e partita aperta: un Napoli guardingo espugna Chievo

Vendicata la sconfitta sventurata dell'andata: tattica cinica e vincente, ma molte occasioni sprecate

OCCASIONE DA SFRUTTARE – Il turno delle 15:00 iniziava con un importante risultato già maturato negli anticipi, l’ennesimo pareggio della Roma, tradotto: vittoria obbligata per il Napoli per proseguire l’avvicinamento al secondo posto. Vittoria che è arrivata, non senza palpitazioni, ed abbinata agli altri match di giornata significa -4 dalla Roma e +5 sulle inseguitrici. Non male, perché vuol dire anche una piccola vendetta dello 0-1 casalingo dell’andata, che fu il prodotto di una partita sfortunatissima. Stavolta, sembrava proprio che la ruota della fortuna volesse restituire quanto sottratto allora, quando Gabbiadini ha fallito un tocco tutto solo davanti a Bizzarri ma il pallone è rimbalzato rocambolescamente su Cesar, prima di finire nel sacco. Solo un’illusione però, perché l’azione si è ripetuta poco dopo in fotocopia nell’altra porta, quella azzurra: respinta goffa di Rafael su un cross dalla sinistra clivense, rimpallo caotico su Britos (così risulta alla Lega, ma dal replay il pallone è sembrato sbattere su un braccio attaccato al corpo di Pellissier), e subito 1-1.

FORMAZIONE A SORPRESA – Per centrare i preziosi 3 punti, Benitez ha sorpreso i pronostici e ha mandato in campo una formazione inattesa: fuori Gargano, Hamsik e Callejòn, dentro Jorginho, Mertens e Gabbiadini, il resto come previsto. Gabbiadini è apparso subito meno propenso alla copertura rispetto a Callejòn, rivelando una scelta rischiosa del mister, se si considera che anche Mertens è poco disposto a tornare in difesa. Ma, almeno dietro quest’ultimo, c’era Strinic che non spinge tanto ma difende bene.

TATTICA DELLA PRUDENZA – Dal primo minuto, anche per arginare le difficoltà difensive, si è visto che il Napoli ha sperimentato una tattica prudente e scaltra, quella delle ripartenze: Maran non è Corini o Di Carlo, e a dispetto della tradizione di casa non è un difensivista ad oltranza. Per questo Benitez ha scelto un baricentro basso e verticalizzazioni improvvise, con la mira di arrivare in porta con uno o due tocchi filtranti. Buona idea quella dei lanci profondi verso Higuaìn e Gabbiadini, considerate le capacità dei due di far male con giocate di qualità, insieme alla velocità e ai piedi buoni di Mertens (purtroppo, però, ancora un po’ in ombra). Così, dopo un’occasione di Higuaìn al quarto d’ora, fermato in fuorigioco a tu per tu con Bizzarri, al 17’ è arrivato il vantaggio dai piedi di Gabbiadini, già prima e anche dopo il gol apparso in ottima vena. L’1-0 avrebbe legittimato la scelta tattica, se la sorte non avesse pareggato il conto dei regali, accostando all’autogol di Cesar la maldestra uscita di Rafael.

PRIMO TEMPO, SFIDA APERTA – L’inizio è stato favorevole al Chievo, che ha occupato la metà campo ospite, e già al 7’, da corner, è arrivata una chance da gol per Pellissier, con un colpo di testa fuori di poco. Sulle palle alte sono arrivati tutti i pericoli della prima frazione per la porta di Rafael: Paloschi e soprattutto Pellissier hanno incornato la sfera almeno in tre o quattro occasioni, anticipando gli avversari e sfiorando il bersaglio. Soprattutto dalla mezzora all’intervallo, quando il Napoli è calato e ha concesso spazi, anche per alcune incertezze del duo Albiol-Britos e per la scarsa vena di Jorginho, sia come argine che come palleggiatore. Nel mezzo, ovvero fin dal pareggio del Chievo, il Napoli ha provato a reagire, con poco successo. Al 30’ un altro svarione di Cesar (giornataccia per lui) ha lanciato Higuaìn, ma l’argentino ha sparato alto, ignorando De Guzman a centro area.

RIPRESA, DIFESE IN AFFANNO – La ripresa ha confermato una gara aperta, faccia a faccia, favorita anche da diversi errori negli appoggi e dalle difese non impenetrabili, soprattutto quella del Chievo. Stavolta l’avvio è stato azzurro: al 50’ gran numero di Gabbiadini, in giornata di grazia, con veronica su un difensore e tiro basso diretto nell’angolino del palo vicino, ma ben parato da Bizzarri. Poco dopo, ribaltamento con Hetemaj che ha messo in crisi la difesa ospite, e sugli sviluppi Zukanovic si è fatto chiudere davanti alla porta. Al 58’ un’altra distrazione di Albiol ha spalancato la strada a Paloschi, che però ha servito male Pellissier, sprecando.

SBANDAMENTO E SORPASSO – Allo scoccare dell’ora di gioco, il Napoli traballava, il Chievo insisteva, Schelotto sulla sua fascia faceva il bello e il cattivo tempo. Ma il calcio sorprende sempre, e al 61’ Gabbiadini, dopo aver propiziato il primo gol, ha suggellato la sua prestazione brillante e condannato il suo marcatore Cesar al 4 in pagella, firmando il definitivo 2-1: bravissimo a controllare e insaccare un pallone, in verità, un po’ scomodo messo in mezzo da Strinic. E pensare che era già pronto il cambio con Callejòn, subentrato subito dopo la rete. Dal 65’ si è visto un Napoli basso, di nuovo votato alle ripartenze in verticale, stavolta con il vantaggio a favorire la tattica.

BENE I CAMBI – Al 68’ sacrosanta la sostituzione Jorginho-Gargano, con quest’ultimo che immediatamente ha mostrato di fare la differenza: l’uruguaiano è un muro, un motorino, un trascinatore. E sincronizzato al meglio con Lopez, anch’egli soddisfacente, al contrario di Jorginho. Al 76’, come Gabbiadini ma all’inverso, De Guzman ha riassunto in un tiro la sua giornata: una prestazione opaca sancita da un gol divorato, e che invece avrebbe potuto chiudere la partita. Nonostante i molti errori di appoggio del Chievo, il Napoli non ha saputo approfittarne al meglio, e ha sciupato anche il regalo di Maran, che è passato alla difesa a tre spalancando praterie davanti a Callejòn appena entrato.  All’88’ un’azione-simbolo dello spreco: palla persa dal Napoli, palla ripersa dal Chievo, contropiede degli ospiti e Higuaìn che spara in porta un pallone ben indirizzato, murato però da un grande recupero di Zukanovic in scivolata. Al 94’ altra occasione fallita: un sontuoso Gargano ha messo Hamsik davanti a Bizzarri, buono il riflesso del portiere sul debole colpo di testa dello slovacco. E la partita è finita.

 

Lorenzo Licciardi

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