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Final Eight Primavera, Lazio-Roma 3-2. I biancocelesti vincono il derby e volano in semifinale

Come un novello Atlante, ha sorretto il peso della riconferma. Ricurva, sofferente, più volte ha rischiato di finire schiacciata, ma alla fine non ce n’è stato per nessuno. Da 0-2 a 3-2, la Lazio Primavera di Simone Inzaghi annienta la Roma e trionfa in un match che rimarrà impresso nella storia del club. Sotto di un uomo, dopo un primo tempo gettato al vento, i biancocelesti hanno dato il via a una rimonta dannatamente romantica. Il sigillo finale porta la firma di Murgia, il successo è frutto del gruppo. Unico, mai domo.

FORMAZIONI – Non c’è tempo né spazio per gli esperimenti, in campo ci sono i migliori undici a disposizione di Inzaghi. Strakosha tra i pali, Pollace, Serpieri, Ilari e Filippini sono il quartetto difensivo; in mediana si piazzano Minala, Elez e Murgia, mentre l’offensiva biancoceleste è affidata a Crecco, Tounkara e Lombardi. Schieramento analogo per la Roma di Alberto De Rossi, che cala il tridente formato da Ferri, Taviani e Ricci .

PRIMO TEMPO – Sole battente al Valentino Mazzola, solo una leggera brezza ricorda che l’estate deve ancora baciare la riviera romagnola. Sotto gli occhi attenti di Tare, le giovani aquile entrano in campo per difendere quel tricolore che sfoggiano sul petto. Le prime battute di gara fanno ben sperare, Tounkara e Minala mettono i brividi alla retrogaurdia giallorossa. Un’illusione. Sì, perché al 10′ a passare sono i ragazzi di De Rossi, grazie al siluro di Adamo che supera un incolpevole Strakosha. D’un tratto sembrano dissolversi certezze e convinzioni, i capitolini barcollano e rischiano il tracollo due minuti dopo: Taviani si invola in campo aperto, ma strozza troppa il tiro a tu per tu con Strakosha. Sterile e innocua davanti, confusionaria e imprecisa dietro: la compagine biancoceleste si guarda allo specchio e stenta a riconoscersi. Al contrario dei lupi, che alla mezz’ora azzannano il raddoppio. È Taviani sugli sviluppi di un corner a far gioire i suoi, con un’incornata che si infila all’incrocio dei pali. Toccano il fondo, gli Inzaghi boys, al 36′ la reazione d’orgoglio è premiata da un calcio di rigore. Lo conquista Lombardi con la consueta cattiveria, lo realizza Elez con la solita freddezza. Trascorrono sette giri d’orologio e il nervosismo sale in cattedra, a farne le spese è Lombardi. Il signor Sacchi punisce con il rosso una manata del numero 7, per la Lazio la salita si fa ancora più ripida.

SECONDO TEMPO – Sotto di una rete e di un uomo, Inzaghi inizia la ripresa mischiando le carte: fuori Elez per Palombi. De Rossi, invece, richiama Somma e manda in campo Boldor. I giallorossi, forti della superiorità numerica, chiudono nella sua metà campo la Lazio. Che al 52′ deve fare a meno dell’infortunato Serpieri, al suo posto c’è Mattia Fiore, per una squadra totalmente a trazione anteriore. Il coraggio di Inzaghi viene premiato al 56′, quando Minala anticipa il destino e insacca a porta sguarnita. È due a due, l’impeto delle aquile esplode all’improvviso e per un soffio non frutta il fulmineo controsorpasso: Mamadou Tounkara svetta su tutti e sfiora soltanto il palo alla destra di Proietti Gaffi. La dea bendata è impegnata altrove, sembra non aver proprio tempo per i detentori della Primavera Tim Cup; anche Mattia Fiore si ritrova a maledire la sorte. L’avanti laziale abbandona il campo per un infortunio al ginocchio sinistro, l’ultimo cambio di Inzaghi porta il nome del playmaker Lorenzo Pace. Fase di stasi, i secondi passano e la tensione aumenta. Poi Murgia all’improvviso, sguscia dalle maglie della retrogaurdia giallorossa e sigla il 3 a 2. Estasi, apoteosi, rimonta completata. Non può nulla la sorte, né i cinque di recupero. La Lazio Primavera è più forte di tutto, di tutti.

Fonte: Lalaziosiamonoi.it

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