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Finalmente ora sono tutti d’accordo: «La Coppa Italia a Roma»

Dallo scontro istituzionale all’accordo con i club: Juve-Napoli all’Olimpico

Una telefonata per cancellare due giorni di interminabili polemiche. E sancire Roma come sede della finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli, prevista, poi spostata, poi riportata allo stadio Olimpico il 20 maggio. Un passo alla volta, perché la giornata va raccontata. Inizia di buon ora: probabilmente dopo aver letto sui giornali che la telenovela era ben lontana da avviarsi alla conclusione, il presidente del Coni ha sbottato: «Pensiamo di non dare lo stadio Olimpico per la finale». Petrucci va su tutte le furie dopo aver preso atto che la Lega, nell’assemblea di lunedì, non si è pronunciata sulla questione. A gettare la benzina sul fuoco, poco dopo, Maurizio Beretta: «La finale di Coppa Italia è un evento di straordinario richiamo e merita uno stadio che consenta al maggior numero di tifosi di assistervi. Noi lavoriamo perché questo si realizzi». In pratica, dunque, più o meno la tesi del Napoli. Parole che lasciano intendere che la Lega pensa a uno spostamento.
E i tentennamenti non sono per nulla graditi (eufemismo) a Petrucci: «A questo punto pensassero ad un altro stadio, il discorso è chiuso». Fine. Almeno così sembra. Ma Petrucci va ancora all’attacco. Ed è chiaro che più che contro De Laurentiis, ce l’ha con Beretta: «Pensavo che le lettere di richiesta per l’utilizzo dello stadio e le riunioni svolte dalla Lega all’Olimpico fossero ufficiali, non formali. Altrimenti non avrei nemmeno risposto. Beretta dimentica che l’anno scorso Inter-Palermo ha fatto registrare il tutto esaurito. Ha voluto mettere una toppa ma non s’è accorto che è rimasto il buco».
Non si sa se quella di Petrucci sia stata una mossa strategica. Si sa solo che basta che l’Ansa batta questa agenzia perché Beretta prende il telefono e chiami il presidente del Coni. «C’è stato solo un malinteso. La partita la giochiamo a Roma», dice al capo del Coni. Subito dopo è Beretta in persona a sciogliere la riserva: «Ora siamo d’accordo: la finale si giocherà a Roma. Voglio chiudere la porta a ogni tipo di equivoco o dubbio. Stiamo lavorando per garantire al più alto numero possibile di tifosi».
A dare probabilmente il via libera alla pace, l’intervento del presidente della Juventus, Andrea Agnelli che, di fatto, sconfessa Beretta e per la prima volta esce allo scoperto e boccia nettamente l’idea del trasloco: «La Coppa Italia è definita da alcuni anni Coppa del Presidente della Repubblica quindi è naturale che la sede della finale sia a Roma. Appena tre anni fa si è disputata allo stadio Olimpico la finale di Champions, non si vede per quale motivo non si possa giocare Juventus-Napoli».
A quel punto è il momento di Aurelio De Laurentiis parlare e di uscire allo scoperto. Il presidente del Napoli precisa di «condividere le parole di Andrea Agnelli e non avere niente contro la sede di Roma» per la finale ma di volere che alla finale abbiano accesso «anche i tanti, anche quelli sprovvisti della tessera del tifoso ma che ci seguono per tutta la stagione». E qui De Laurentiis non fa nessuna retromarcia: «Voglio un tavolo tecnico con i rappresentanti del Viminale, con il questore di Roma Tagliente e con le due società coinvolte perché le decisioni non possono passare sulle teste di Napoli e Juve. Noi conosciamo i territori e dobbiamo lavorare anche per i sostenitori che non hanno la tessera del tifoso ma che ci seguono sempre, anche nelle trasferte in giro per l’Europa, comportandosi correttamente. Ho deciso di dare la prelazione agli abbonati. I biglietti? Non li venderemo nella prossima settimana, c’è ancora tempo», ha aggiunto il produttore cinematografico.
«Una brutta pagina scritta dalla Lega di A, che per fortuna è stata superata con un rinsavimento finale», è la chiosa serale del presidente della Figc, Giancarlo Abete. Tanto rumore per nulla.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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