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Floro Flores: “A Napoli senza paura, l’Udinese gioca sempre per vincere”

UDINE – Una notte così la sogna chiunque. Prima da titolare in Europa League con l’Atletico Madrid, gol, primo posto e qualificazione vicina. E tutta la vita, anzi la stagione, davanti. Dicono che Antonio Floro Flores, l’altro attaccante napoletano dell’Udinese che ama alla follia i tatuaggi, non abbia un carattere facile. Dicevano pure che era un malato immaginario. «E invece soffrivo, soffrivo. Cinque mesi senza giocare sono un’eternità. A un certo punto, quando pensavo di avercela fatta, il polpaccio mi ha fatto impazzire. Di nuovo fermo. Altro che malato immaginario. Ora la liberazione, il gol all’Atletico Madrid, in Europa ne avevo segnato solo uno al Borussia Dortmund in coppa Uefa nel 2008. Stavolta, soprattutto, mi sono tolto il peso: posso giocare, sono a disposizione dell’allenatore».

Senta Floro: Guidolin la elogia due volte a settimana. Ripete che lei è uno dei migliori centravanti che ha allenato e ne ha allenati tanti. Sembra quasi voler uscire da un senso di colpa. Ma prima proprio non vi prendevate?
«Lui ha fatto delle scelte e io le ho rispettate. Sono andato al Genoa e ho fatto 10 gol, non male direi. Ma il nostro rapporto non si è mai rotto. Certo, ci siamo parlati, faccia a faccia. Ora punta su di me e io ho creduto in questo progetto. Devo ripagare la sua fiducia e ho gli stimoli giusti».

In estate lei stava andando a Parma. Poi è rimasto in Friuli.
«La società mi ha proposto un progetto (sostanzioso ritocco del contratto gestito col procuratore Paolo Palermo ndr) e io ci ho creduto. Felice di farne parte anche perché ora sento che posso avere spazi e giocare, la cosa che amo di più. Aggiungo che ho dei compagni fantastici che mi hanno aiutato tanto. In realtà tutto il Friuli a me sembra meraviglioso. Questa gente aspettava un mio gol. Sono felice per loro».

Strano, detto da un napoletano poi…
«La cosa bella è che a Udine è pieno di napoletani. Come dice Totò Di Natale, tutte le pizzerie sono gestite da napoletani. E ho molti amici delle mie parti. Peraltro, tra poco, aprirò anche io un ristorante qui».

Insomma, mette radici?
«Ho comprato casa a Lignano e a Morena. Con la famiglia vorremmo vivere in Friuli per sempre».

Lei ha fatto tutto in fretta. Com’è la sua famiglia?
«Michela, mia moglie, e tre figli: Ginevra, Aurora e Armando, l’ultimo che ha otto mesi. Ma si chiama Armando come papà, non come Maradona. Mia moglie è la chiave di tutto, prima avevo un’altra testa, lei mi ha aiutato a cambiare. Ma il taglio di capelli (alla moicana) resta questo, eh. Non lo cambio».

Com’era prima la sua testa?
«Amavo far serata, volevo sempre andare a ballare. Ora ragiono di più e vivo per il calcio e la famiglia».

Un passo importante. Lei, come i Cannavaro, Foggia, Cutolo, viene dal rione Traiano, non è una realtà facile. Non ha mai rischiato di prendere la cattiva strada?
«A me lo dice? Vengo da Traiano, ma ho avuto un padre eccezionale che mi ha dato una buona educazione. Gli sarò sempre grato».

Mercoledì torna a Napoli. Pensi a lei e Totò titolari…
«Eccome se ci penso. Ma non è una cosa strana, io e Totò giochiamo insieme da 4 anni. Siamo amici, ci troviamo, e sia io che lui ci adattiamo a tutte le situazioni. A 28 anni so affrontare tutte le situazioni».

Che paura però questo Napoli al San Paolo…
«Macché paura. Guardi che anche a Napoli noi andiamo a giocarcela per vincere. Lo spirito dell’Udinese è e deve essere questo. Ma prima, come dice Guidolin, pensiamo domani al Novara che è una squadra tosta e difficile. E io sono pronto». Eh già.

La Redazione

C.T.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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