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Hamsik abbraccia il progetto Napoli: “Voglio esser di nuovo protagonista”

Per lui non ci saranno mai sirene così ammalianti da farlo barcollare. Per Marek Hamsik esiste il Napoli e solo il Napoli. L’ha abbracciato che era poco più che un ragazzo. Se n’è innamorato dopo essere diventato un calciatore affermato, aver vinto due Coppe Italia, provato l’ebbrezza della Champions League ed ultimamente indossato anche la fascia da capitano. Ecco perché i tifosi partenopei si rivedono in lui e sono pronti ad incoraggiarlo nei momenti difficili. Lo sentono uno di loro, forse una delle ultime bandiere in un calcio sempre più invaso da interessi personali e business. «Non ho mai pensato di andare via da Napoli, voglio restare e lavorare per vivere una stagione da protagonista», ha dichiarato al quotidiano slovacco Pluska dalla sua abitazione di Banskà Bystrica, a pochi chilometri da Bratislava. Hamsik sta affogando la delusione per non aver partecipato ai Mondiali interessandosi dei preparativi per il matrimonio con Martina. Vivono insieme da anni, hanno avuto anche due figli, Christian e Lucas, ed ora si sono decisi a celebrare ufficialmente questo rapporto così intenso e genuino: «E’ giusta questa unione, in fondo stiamo insieme da tanto tempo ed abbiamo già due bambini». Ha acquistato le fedi nuziali a Napoli e sempre a Napoli ha proceduto ad ordinare bomboniere particolari. Pronta anche la lista degli invitati, tra cui alcuni suoi ex compagni di squadra: «Possiamo dire che siamo pronti al novanta per cento, poi può accadere sempre qualche imprevisto». A malincuore gli tocca seguire il Mondiale in tv. Con la Slovacchia del nuovo corso, pur avendo cambiato guida tecnica (da Griga a Kozak) andò male. Non riuscirono a qualificarsi, eliminati da Bosnia e Grecia. Ed oggi il centrocampista del Napoli s’accontenta di tifare per l’Uruguay del cognato Gargano e dell’amico Cavani e per l’Italia dove spera di vedere all’opera Insigne. Intanto trova il tempo per allenarsi, proseguire le cure ed eliminare del tutto quei problemi al piede che lo hanno afflitto per un campionato intero. Hamsik sa di aver vissuto uno dei peggiori periodi della sua carriera: «Lo ammetto, mi aspettavo molto di più da me stesso. Non ero al meglio, ma non voglio accampare scuse. Ho reso al di sotto delle mie aspettative. Ma ringrazio Dio per aver vinto la Coppa Italia e per aver concluso il campionato al terzo posto». Ha fatto molto discutere la sua posizione in campo. Nel modulo di Benitez ha dovuto rivedere alcuni movimenti e limitare gli inserimenti offensivi che sono la sua specialità. E molti hanno tentato di fornire una motivazione tattica al suo calo di rendimento. «No, non è così – ha affermato Hamsik – L’allenatore non c’entra. Sono partito alla grande in campionato ed in anche Champions, poi mi sono infortunato al piede. E’ stato il primo infortunio serio della mia carriera ed ho sofferto abbastanza. Poi nel finale di stagione, una volta guarito, ho ripreso a giocare bene». Intanto non vede l’ora di presentarsi al raduno di Castelvolturno il 10 luglio già pronto per iniziare la preparazione vera e propria prevista a Dimaro per il 17 luglio. Per Hamsik, la prossima dovrà essere la stagione del riscatto: «Vorrei tanto viverla da protagonista, assieme però ai miei compagni. L’anno scorso sono stati loro i protagonisti, io un po’ meno. Alla prossima tocca a me» . E lui, insieme a Zuniga, per Benitez saranno come due nuovi acquisti.

I NUMERI DI MAREK HAMSIK

L’estate del 2007: sembra quasi una vita fa. La faccia d’un «bambino», vent’anni e sentirli tutti, perché intanto là dentro si nascondeva già un uomo. Com’eravamo e come non è cambiato: perché intanto, sotto quella cresta, Marekiaro è rimasto se stesso, i suoi silenzi, la sua intelligenza viva, una maturità pronunciata, il senso pieno della responsabilità, l’autorevolezza e la professionalità, persino tracce di furbizia (mai maliziosa). Il tempo vola e ora che sono trecentotré partite, venti in meno di Ciro Ferrara, e già basterebbe per farne una bandiera. Hamsik settebellezze è un premio alla fedeltà, è la capacità di starsene un passo indietro (mediaticamente) e due avanti (statisticamente, calcisticamente), lasciandosi scivolare addosso la crisetta d’una stagione ch’è una contraddizione in termini: due doppiette per cominciare e poi il record minimo storico frantumato, senza neanche riuscire a sfiorare quella doppia cifra oltre la quale era sempre andato.

I numeri nella loro immensità non mentono e Hamsik è un pozzo dal quale attingere: in campionato, gli manca una sola presenza per affiancare Ferrara (ancora lui) nella classifica degli azzurri di tutti i tempi, dieci per agguantare Bugatti, sedici per raggiungere Buscaglia e ventisette per issarsi sino al quarto posto con Gramaglia. E c’è dell’altro: ci sono le settantotto reti; sessantanove appartengono esclusivamente al campionato e tra quattro gol c’è il quarto posto di Careca e tra dodici c’è Sua Maestà Diego, irraggiugibile nell’Olimpo però almeno da abbracciare virtualmente in questo viaggio tra le stelle dei Grandi Numeri. L’estate del 2007 l’avrebbe detto Hamsik, l’avrebbe sospettato Napoli?

Fonte: Corriere dello Sport

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