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Hamsik, ricatti e sospetti: «Pressioni sugli azzurri»

L’asso del Napoli un’ora dai pm: «Su di me violenza eccessiva, perché?»

Si è detto meravigliato, forse stupito, per l’aggressività dei tre banditi. Una dose eccessiva di violenza, che va al di là anche dell’obiettivo di strappargli dal polso un Rolex di 25mila euro. Un’ora dinanzi ai pm, è la versione di Marek Hamsik, vittima di una rapina dell’orologio nei pressi dello stadio, subito dopo la partita pareggiata con la Sampdoria. È stato convocato come testimone, pare che ricordi davvero poco sulle fattezze fisiche dei tre aggressori. È stato un attimo, o una manciata di attimi, gli hanno sfondato il finestrino usando il calcio di una pistola. Poi gli hanno strappato il Rolex e sono scappati via. Resta il rammarico, anzi, la sorpresa per quella dose eccessiva di violenza, in un verbale che finisce nel fascicolo che batte più di una strada. Rapina, ma anche possibili pressioni a sfondo intimidatorio nei confronti della squadra o della società. Qual è il punto? Partiamo dalla strategia investigativa: l’inchiesta sullo scippo ad Hamsik viene affidata alla Digos, mentre in Procura se ne sta occupando il pool reati connessi alle manifestazioni sportive, coordinato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo. Al lavoro degli specialisti del ramo – i pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone, Vincenzo Ranieri -, gli stessi che negli anni hanno indagato sul ricatto dei petardi durante Napoli-Frosinone, ma anche sulle presunte pressioni del calcioscommesse durante Napoli-Parma. Qual è il punto? C’è il rischio che si sia rotto un equilibrio tra la società e una parte degli hooligan, che qualcuno punti a intimidire la squadra proprio nel momento più delicato della stagione, quando l’aggancio alla Juventus sembrava cosa fatta. Taglia corto il questore Luigi Merolla, nel ricostruire la rapina subita da Hamsik in via Cinthia: «I banditi erano attratti dall’auto e dall’orologio, punto. A Napoli nel 2006 si registravano undici rapine al giorno, oggi sono dimezzate. Lavoriamo per abbassare ulteriormente questa soglia di allarme, per tutelare il cittadino Hamsik, ma anche il cittadino Esposito». Massima attenzione investigativa, nessuna corsia privilegiata. Eppure nello stesso fascicolo rischiano di finire tracce e particolai fino a questo momento ritenuti scollegati gli uni dagli altri: il silenzio delle curve durante la partita di domenica pomeriggio, ma anche gli immancabili episodi di violenza consumati giovedì scorso in occasione del match Uefa. Violenza per intimidire, per ricattare, in uno scenario dove da tempo la società ha deciso di tagliare i ponti con il tifo violento, senza concedere sponde o attenuanti agli hooligan del San Paolo. Scenario complesso. Possibile che qualcuno volesse lanciare un messaggio alla squadra o alla società, sguinzagliando contro un calciatore-simbolo piccoli banditi? Materia per la Digos del primo dirigente Filippo Bonfiglio, al setaccio le telecamere di Fuorigrotta, si punta al numero di targa e a possibili passi falsi dei tre malviventi. Poi si lavora sulla denuncia dello slovacco. Sentito domenica pomeriggio dalla polizia stradale, il numero 17 della squadra di Mazzarri è stato convocato ieri pomeriggio dai pm. Si lavora a ritroso. A partire dalla decisione del calciatore di non servirsi del bus della squadra – scortato e indirizzato su una strada meno battuta dal traffico -, di lasciare così il San Paolo subito dopo la partita, con la sua Bmw X6. Si sentiva sicuro, Hamsik, credeva di poter raggiungere agevolmente – via tangenziale – l’aeroporto di Capodichino, non immaginava di essere finito al centro di un’aggressione strana, di una rapina anomala: non fosse altro per quella dose eccessiva di violenza subita.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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