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Hamsik: “Soffro se parlano male di Napoli”

Toccategli tutto, ma non Marek Hamsik. Sì, l’uomo con la cresta è il totem di Walter Mazzarri. Il giocatore simbolo, fondamentale; quello in cui nutre fiducia cieca nonché l’elemento tattico più delicato. Un patto di sangue, tra i due. Una stima talmente profonda che spiegarla è davvero difficile. Fatto sta che, se Hamsik ha scelto di sposare il progetto tinto d’azzurro con tale entusiasmo e tale partecipazione, gran parte del merito è proprio del tecnico. Gran parte. Perché al resto ci pensa Napoli: la sua Napoli.

LA SUA CITTA’ – Ecco, per raccontare un po’ dell’uomo Hamsik, dei sei anni ispirati da Partenope dell’uomo Hamsik, vale la pena affrontare da subito il discorso del rapporto con la città e con la gente. Vive a Pineta Mare, lui, in un parco immerso nel verde a due passi dal centro sportivo di Castelvolturno, insieme con la compagna, Martina Franova, e i due figli, Christian e Lucas. Napoletani veraci, i bambini, o forse sarebbe meglio dire casertani di nascita e napoletani d’adozione, essendo nati entrambi a due passi da casa azzurri. Certo, Marek è un fiero slovacco di Banska Bystrica, però Napoli gli è entrata nelle vene: «Se parlano male di questa città, io soffro. Mi spiace. E’ la mia città da sei anni ed è stupenda». Chiaro?
LA VITA – Sì, Hamsik è totalmente immerso nel tessuto sociale, nel contesto che vive: un adattamento e un rapporto speciali che rendono la sua permanenza speciale. Lo dice e lo ripete, il ragazzo biondo che sembra di ghiaccio. Uno arrivato bambino, nel 2007, a 19 anni, e che in pochi mesi ha subito messo in chiaro una cosa: di essere programmato per vincere e per stupire. Ce l’ha fatta, finora. E di certo non vuole fermarsi. La sua vita? Semplice, molto semplice: la spesa, come un comune mortale, da solo o con la famiglia; qualche passeggiata in centro città, a Chiaia, oppure nei centri commerciali di periferia. E poi il tennis, un hobby coltivato compatibilmente con gli impegni del calcio, insieme con gli amici. E ancora: la famiglia, che ha perso un pezzo importante, per la distanza, con la cessione di Gargano all’Inter (l’uruguaiano è sposato con sua sorella Miska), e gli amici. Pochi ma buoni.
CHE RAPPORTO – Il resto? Lavoro, allenamento, musica e qualche libro. E poi il rapporto con Mazzarri: coltivato quotidianamente e con stima reciproca. Il tecnico pensa che lui, Marek, sia uno dei pochi calciatori a disposizione che abbia ampi margini di miglioramento. Ampi, sì, nonostante abbia già raggiunto un livello alto. Altissimo. Di certo, Hamsik vuole crescere per vincere: la conquista della Coppa Italia, con tanto di gol in finale con la Juve, è un punto alto ma non ancora top per la carriera che lui stesso sogna e merita. E allora, sotto con il lavoro e le motivazioni. Ma con la maglia azzurra sulla pelle: fino al 2017, dice il contratto. Magari per sempre, racconterà il cuore: perché lui, sì, è stato richiesto un po’ ovunque, ma il battito finora è stato più azzurro che mai.
Fonte: Corriere dello Sport
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