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Higuain e Mertens affondano lo Sparta Praga: Napoli, è di nuovo amore

Questa non è una partita, ma la sintesi di uno psicodramma collettivo che coinvolge mica soltanto una squadra, ma la Napoli che è al san Paolo, quella che sta dinnanzi alla tv, quella ch’è rimasta fuori. Questa è la storia matta di una nottata da perdersi nelle tenebre squarciate dallo Sparta Praga per poi ritrovarsi, con il carico dell’emotività di sentirsi sull’orlo d’una crisi di nervi, di risorge (faticosamente e pure quasi magicamente) con quel 3-1 ch’è luce, ch’è aria, ch’è Napoli.

BRIVIDI. C’è un tempo intero in cui lo stato d’animo ondeggia tra l’ottimismo cieco e il pessimismo acuto, perché in quei quarantacinque minuti il Napoli è capace di dare (pallidamente) il meglio di sé e (nitidamente ma occasionalmente) il peggio di sè. E’ una vitaccia e pure stavolta, pur contro uno Sparta Praga che ad occhio nudo ha più volontà che contenuti tecnici, i disagi sono vistosi: s’aprono voragini in mezzo al campo e nel cuore della difesa e la coscienza traballa (14’) sulla rasoiata di Husbauer, capace di cogliere il ritardo di Rafael, la benedizione del palo e la gloria (momentanea) che lascia calare intorno a Fuorigrotta quella cappa della quale non s’era ancora avuta percezione. I numeri non hanno anime e stavolta non c’è 4-2-3-1 da processare, ma una precarietà psicologica ch’è denudata in tutta la sua complessità: e quando sembra che si viaggi in un tunnel senza vie d’uscita, l’unguento è in una scossa orgogliosa di Inler e di un Higuain indomabile, di un reattivo Koulibaly e di un Gargano che corre per tre. L’assalto (a sinistra) pare blando e invece è nelle corde di Mertens (che l’avvia), di Hamsik (che chiede il dai e vai a Higuain) del pipita che sistema lo slovacco per il tap in: il destino è un nemico e il cucchiaino va a sbattere sulla traversa, ma la provvidenza è nello scomposto Nhamoinesu, che para la randellata di Callejon.

RIGORE. In quello stadio ammutolito, con dinnanzi agli occhi l’errore di domenica, Higuain si cala nel ruolo, si assenta, si isola: punta, mira e poi, pum, come domenica, cerca l’angolo sinistro, che stavolta trova per l’1-1 rigenerante. Se la sorte avesse un’attenzione anche minima, due minuti dopo ci sarebbe un rigorino per sciatteria di Nhamoinesu che prende Higuain e lo stende. Ma sono dettagli. E comunque non finisce qua, perché il Napoli continua a faticare nello sviluppo rapido della manovra e contro un centrocampo che ha più densità di popolazione del centro di Pechino è facile imbottigliarsi. Quando lo Sparta si sfilaccia (34’) c’è sempre l’ostilità della traversa, stavolta sulla volée terrificante di Callejon, ma comunque s’intravede il Napoli, che si prende il san Paolo e un po’ anche a se stesso.

LO STRESS. Però i casi da risolvere restano quelli di sempre e l’attualità, pure stavolta, è nella lentezza del giro palla, che toglie imprevedibilità alla verticalizzazione: lo Sparta non chiede altro, che si resti su ritmi accettabili, per pressare centralmente e raddoppiare sugli esterni. Ma almeno c’è adesso un Napoli che vibra, anche se comunque inquieto nella testa, e che rasserena De Laurentiis, tornato al san Paolo dopo una domenica di sosta per provare a rimuovere il fermento ambientale. Ma l’agitazione è in difesa (sull’angolo – 5’ st – che Brabec può colpire in solitudine e fuori per imprecisione) ed anche nello stadio: ed allora, ladies and gentlmen, Higuain spazza via la malinconia a modo suo, va a prendersi un pallone sporco, lo domina e lo governa, si trascina appresso lo Sparta Praga poi, d’altruismo, la mette in mezzo di prepotenza, affinché ci sia uno, magari Mertens, che provveda per il 2-1 e scacci il terrore dalle facce di ognuno di loro. E’ un’altra dimensione, persino leggera, e il Napoli pare ricomparire, gestisce in scioltezza e poi fa male e si ritrova intorno ad un Mertens che ha il dono dell’ubiquità e (35’) la chiude da solo, quando la missione del pipita s’è compiuta: perché se hai Higuain, già salutato dalla standing ovation riconoscente, puoi anche farne a meno di andare dallo psicologo.

Fonte: Corriere dello Sport

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