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I pm a De Sanctis: «Perché nel video lei non esulta?»

Il portiere sentito in Procura per 90’: «Ero deluso per la rimonta della Juve»

Toni sereni, tanta disponibilità reciproca a chiarire cosa è accaduto dentro e fuori dal campo. Il caso del video Napoli-Lecce finisce in Procura, come ampiamente raccontato in questi giorni, e ci sono i primi atti istruttori: dopo aver acquisito il video che ha fatto il giro del web, la Procura ha convocato il protagonista del filmato, il portiere del Napoli Morgan De Sanctis. Nel pomeriggio di ieri, l’interrogatorio del numero uno azzurro.
È stato ascoltato come persona informata dei fatti, come potenziale testimone nel corso dell’inchiesta su ipotesi di frode sportiva. Facile intuire la prima domanda dei pm: come mai dopo un gol del bomber non c’è esultanza? Perché quella mimica di apparente sconforto? Qualcosa non ha funzionato dopo il piatto destro di Cavani?
È l’indagine che porta la firma del procuratore aggiunto Gianni Melillo, che vede impegnati i pm Antonello Ardituro, Danilo De Simone, Vincenzo Ranieri, un fascicolo che punta a fare chiarezza su una serie di episodi riconducibili al cammino del Napoli dello scorso campionato. Intercettazioni, qualche tentativo di fare pressioni sulla squadra azzurra in un momento cruciale del campionato, la decisione di acquisire computer, di interrogare l’ex portiere Matteo Gianello, di chiarire un punto: c’è un traffico di informazioni sulle prestazioni del club azzurro? Un’inchiesta che spinge la Procura a convocare De Sanctis, anche alla luce del clamore suscitato dal filmato del match dello scorso tre dicembre. Da giorni, l’attenzione dei pm si era focalizzata sul video di Sky postato di recente su YouTube. La sequenza è nota: Cavani segna il momentaneo «quattro a uno» contro il Lecce, De Sanctis allarga le braccia e scuote il capo con un’espressione di apparente sconforto. Perché non esulta? Perché l’apparente dispiacere? È il punto cruciale dell’audizione di ieri pomeriggio. De Sanctis ha messo a verbale la sua versione: è stato un misto di rabbia e di liberazione, per lo più dettato dalla delusione per quanto avvenuto la settimana prima, quando sul «tre a uno» contro la Juventus non avevamo chiuso il risultato.
Già, ma il video racconta anche un altro passaggio: De Santis che chiede a Lucarelli (a bordo campo) quanto manca alla fine della partita, e il compagno di squadra con un sorriso accennato gli ricorda che ci sono ancora sette-otto minuti da giocare. Perché quella domanda sul quattro a uno? C’era interesse a chiudere il match con un numero pari di gol? Di fatto, passato il novantesimo, arriva il secondo gol del Lecce, e una vittoria azzurra per 4-2. Resta il video, da ieri anche la versione di De Sanctis. Niente scommesse, niente combine, solo uno sfogo personale, una reazione tanto plateale quanto insindacabile. Ma è facile immaginare anche un altro livello di suggestioni. C’è qualcuno che prova ad esercitare pressioni sui calciatori del Napoli? È questo il punto in cui potrebbero coincidere prospettive differenti, anche alla luce di rapine, furti e lesioni subite da alcuni tesserati del Napoli. C’è un tentativo di tenere in scacco il club azzurro? Intanto, sul caso Napoli-Lecce indaga anche un secondo pool di pm, che fa capo all’aggiunto Rosario Cantelmo. Anche in questo caso, c’è attenzione su possibili combinazioni di risultati, su incroci numerici che avrebbero premiato chi ha puntato sin dall’inizio della partita su un numero pari di gol realizzati alla fine del match.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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