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I presidenti in coro: “Non possiamo essere ostaggio degli Ultrà. Cambiamo le regole”

Galliani dice: «Aboliamo la discriminazione territoriale». E gli altri presidenti? Lo sfogo trova d’accordo quello del Livorno Aldo Spinelli: «Le società non possono essere punite per l’atteggiamento di un gruppetto di imbecilli. L’articolo va abolito e la Federazione, in questo senso, deve intervenire al più presto: pagano anche quei tifosi onesti che hanno pagato l’abbonamento e che non possono assistere alle partite della loro squadra».
Per evitare che i club siano sotto scacco di queste persone anche Lotito è favorevole a modificare la norma sulla discriminazione territoriale: «Così com’è stata impostata fa solo danni, è un boomerang. Bisogna mettere in campo una serie di situazione volte a prevenire certi fenomeni. Come Lazio abbiamo un rapporto di collaborazione 24 ore su 24 con le forze dell’ordine, un’azione di prevenzione nelle scuole e negli ospedali, un sacco d’iniziative come la maglia No Racism, ma non è che posso mettere un poliziotto al fianco di ogni spettatore per registrarlo con un microfono. Oggi le società non hanno i mezzi per prevenire il fenomeno, non ci sono le attenuanti, non hanno nulla e poi di conseguenza pagano in termini di credibilità sportiva ed economica».
Per una rivisitazione è anche il direttore generale del Bologna Roberto Zanzi: «La norma può essere ragionevolmente rivista al fine di mantenerne lo spirito ma non deve assolutamente penalizzare le società – e neanche i tifosi, lo sottolineo – che sono sottoposte a un giudizio monocratico in base ad atti ufficiali che sono predisposti soggettivamente da delegati differenti, e tra l’altro anche in diversi contesti».
In casa Parma, interviene l’amministratore delegato Pietro Leonardi: «Sono pienamente d’accordo con Galliani. Perché le società devono pagare sempre per responsabilità che non sono loro? Non è giusto. Magari basterà che per soli cinque cretini si abbia una conseguenza a discapito della società e anche del resto dei tifosi». Il ds del Chievo, Sartori, è lapidario: «E’ senz’altro un argomento delicato in cui possono avere tutti ragione. Il discorso di razzismo, territoriale o altro, va stoppato ma non si può nemmeno permettere che, se 10-15 persone si mettono d’accordo, una squadra finisca sotto scacco e rischi per il proprio stadio. Bisogna mettere mano al regolamento: o si rivede il tipo di sanzione, oppure in tutto il campionato ci sarà questo problema».
Il presidente del Catania Nino Pulvirenti scende al fianco di Adriano Galliani. E lo fa senza giri di parole: « Sono completamente d’accordo con l’amministratore delegato rossonero: le società non possono essere alla mercè di poche persone. Mi auguro si arrivi a una revisione della norma assieme all’Uefa».
Pulvirenti, che è pure consigliere federale, auspica a un cambiamento della norma sulla “discriminazione territoriale”, che però, è evidente, dovrà essere decisa a livello europeo: « Come ha detto il presidente della Figc Abete, l’Italia ha recepito una norma dell’Uefa e non poteva fare diversamente. Detto ciò, è evidente che una soluzione vada trovata e che ci debba essere un allentamento della norma: è incomprensibile che a pagare in questi casi siano le società, che sono completamente incolpevoli rispetto a quanto avviene in tribuna».
Più cauto Antonio Comi, il dg del Torino: «Giusto analizzare i nuovi provvedimenti, ma per il momento le regole ci sono ed è giusto che vengano rispettate, anche se è d’auspicio che qualcosa venga modificato. Quello che è certo è che il mondo del calcio si sta muovendo nella direzione di creare una cultura sociale nuova e si tratta di un fenomeno di notevole importanza».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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