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Iezzo: “Denis l’alternativa ideale a Higuain. Sepe? Ha grandi qualità, meglio che resti un altro anno in B”

La porta è sempre una faccenda a parte. Fateci caso, chi sta a presidiare quella fatidica ultima linea di confine, oltre la quale cambiano istantaneamente i risultati e i volti delle partite, si ritaglia molto spesso uno spazio a sé. Un pezzo di storia parallela ma diversa da quella degli altri dieci, perché l’arte del portiere è una cosa particolare. Per non andare troppo indietro nel tempo, ecco Zoff, Carmignani, Castellini, Garella, Giuliani, Galli, Taglialatela, De Sanctis, infine Reina. Naturalmente ce ne sono stati anche altri, ma in prevalenza quelli citati hanno fatto la storia della porta azzurra nell’arco di oltre quarant’anni. Passando dalla A alla B e viceversa, vincendo scudetti e coppe varie, risalendo la china dalla C prepotentemente. Nella lista entra di diritto anche quel Gennaro Iezzo che ha un merito particolare: col suo fondamentale apporto è stato possibile realizzare il doppio salto dopo l’amarissimo fallimento, e non solo. Dalla serie C alla serie A, con “Jez” protagonista fra i pali per la bellezza di sei stagioni, dopo aver rifiutato la massima serie (poteva verstire la maglia del Cagliari) per sposaree restare fedele alla causa azzurra. Una cosa che ha ben pochi tentativi (riusciti) di imitazione. La porta, oltre ad essere una cosa a sé, a volte è anche un bel dilemma. Davanti a quella partenopea, staziona ora un po’ di nebbia. Reina molto più no che sì con le bizze legate a un ingaggio faraonico, soprattutto per un portiere. Rafael, ancora convalescente, può allora partire titolare, Andujar secondo, chissà. E’ ancora (quasi) tutto da stabilire e la domanda, oltre a sorgere spontanea, è di prammatica per Gennaro Iezzo.
Chi sarà il titolare di porta?
«Mi piacerebbe se fosse ancora Reina, ma so che così non sarà. A meno che non decida in extremis di limarsi quell’ingaggio che il Napoli non intende e non può sostenere. Pepe sarebbe ancora perfetto, oltre ad essere stato determinante per la buona annata appena finita».
Quindi il bilancio del primo anno di Benitez secondo lei è positivo?
«Certo. Coppa Italia e preliminari di Champions sono da buttar via dopo aver cambiato uomini e schema e dopo essere usciti dalla Champions League chiudendo il girone con 12 punti? Io direi proprio di no. Benitez a mio avviso è uno dei migliori allenatori in Europa e il Napoli può solo beneficiarne. Vedrete che oltre al primo trofeo ne seguiranno altri, se messo nelle condizioni ideali. Sono fiducioso, e molto».
Tornando allora ai numeri 1, senza Reina cosa sarà?
«E’ ancora presto per dirlo. Ci sono dubbi che dovranno trasformarsi in certezze. Bisognerà valutare anzitutto il recupero di un Rafael che per me è un interprete di primissimo piano. E in quel poco spazio che gli è stato concesso l’ha pure dimostrato. Un Rafael completamente recuperato potrebbe partire titolare».
In caso contrario?
«Proverei a prendere uno come Marchetti. E’ un portiere che stimo tantissimo. Napoli potrebbe essere la destinazione ideale per un suo pronto riscatto, dopo l’annata storta alla Lazio. Solo un periodo no, perché il suo valore resta indiscutibile. In un caso del genere poi Andujar, preso per partire come secondo, potrebbe andare in prestito altrove o essere ceduto. Anche l’argentino non viene da una buona annata, ma di certo non è l’ultimo arrivato».
Poi ci sono conterranei che crescono, giusto?
«Sì, certo. L’esempio lampante è quello di Gigi Sepe. Lo portavo in macchina agli allenamenti, è di Torre del Greco, e allora già sapeva il fatto suo. Gran campionato col Lanciano, mi ha fatto un’impressione incredibile e potrà essere il futuro del Napoli. Perché no?»
Meglio farlo tornare allora?
«No, meglio farlo crescere ancora un altro anno in serie B, ha bisogno di giocare per fare il salto di qualità».
E’ ancora l’allenatore dei portieri della sua Juve Stabia?
«Lo sono stato e poi nello scorso gennaio ho dovuto sospendere dopo essermi rotto il tendine di Achille a seguito di un incidente con lo scooter. In questo momento sto riflettendo sul mio futuro. La retrocessione mi brucia ancora tanto, però non abbandono l’idea di fare l’allenatore e non solo dei portieri».
C’è stato un breve tentativo a sant’Antonio Abate.
«Sì, solo tre partite, il tempo di un breve flirt. Ma è stata comunque un’esperienza formativa».
In questo periodo invece è ancora impegnato con i numeri uno.
«Vero. E’ entrato nel pieno lo stage dei portieri “il numero 1 in tour”. Fino al 18 giugno, dal Romeo Menti di Castellammare, a Salerno e poi da lunedì a Posillipo, padrone di casa Gianni Improta. Coi preziosi interventi del concittadino Mirante di ritorno dal Brasile, poi Donnarumma, Mondini, Sicignano e tanti altri. Faccio un po’ da supervisore».
Tornando ad un possibile prossimo scenario, per lei cosa manca ancora al Napoli?
«Dipende dagli obiettivi che si vogliono raggiungere, unitamente all’impegno economico. Se si vuole contrastare lo strapotere juventino allora occorrerebbero cinque innesti ben calibrati: due in difesa, due a centrocampo ed un vice-Higuain. Di questi un paio dovrebbero essere dei top player. Non lo è Gonalons, ma andrebbe bene ugualmente, ha margini di crescita. Peccato per Mascherano, sarebbe stato perfetto. Un sostituto di Higuain? Andrei a riprendermi subito Denis. In qualcosa si somigliano, anche per come vedono la porta».
Insigne?
«Ecco, giusto, basta la parola. Mi sorprendeva sempre in allenamento. Sarà fondamentale per un Napoli che vuole vincere».
Fonte: Corriere dello Sport

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