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Il bilancio del 2011: un anno magico, tanti gol e difesa di ferro

La forza del team di Mazzarri: da gennaio a dicembre rendimento sempre costante

 

Il massimo: nel mese di marzo sette punti in tre partite con una media di 2,33; il minimo: a maggio il peggior riscontro:  due punti in tre partite male anche a novembre

Per raccontare il Napoli 2011, forse è davvero ora di abbandonare il concetto di squadra ed estenderlo a quello della macchina quasi perfetta. O di un giocattolo, perfetto come solo certi giocattoli sanno essere. «I numeri che fanno Cavani e Lavezzi sono fantastici», sghignazzava nei giorni scorsi Walter Mazzarri, uno che ha una quota importante del piano di rinascita azzurro iniziato sette anni fa e culminato a maggio di questa stagione nella qualificazione alla Champions.
Questo è stato, senza dubbio, l’anno magico di Edinson Cavani: 29 gol fatti con 4 triplette, 4 doppiette come Matri e Totti e più di Eto’o, Giovinco e Pazzini. Ma è stato l’anno d’oro della difesa (49 gol subiti in 47 gare, poco più di una rete incassata di media a partita), l’anno del centrocampo di ferro, e quello della consacrazione a top dei difensori italiani di Paolo Cannavaro.
La sensazione è che il Napoli di Mazzarri abbia avuto come arma in più la costanza del rendimento. Non a caso la serie nera più lunga è stata di tre partite. Tre gare solo senza vittorie: dal 24 febbraio (il doloroso ko con il Vilarrreal che è costato l’eliminazione dall’Europa League) fino al 13 marzo (con il riscatto a Parma). In mezzo il monday night col Milan (3-0 per i rossoneri) e lo 0-0 al San Paolo col Brescia.
I numeri dicono come gli azzurri traggano la loro forza da se stessi, di partita in partita, usando i risultati come fionda per migliorare non soltanto l’effetto (la vittoria) ma anche la causa (il rendimento). È stato marzo il mese con la media-punti più alta conquistata dal Napoli: 2,33. Ma niente male anche gennaio e proprio dicembre (con la media di 2 punti a gara). Nelle statistiche, s’intende, valgono anche le prove in Europa e in Coppa Italia.
Mazzarri ha svolto il suo lavoro con meticolosità, ha spesso sottolineato più gli errori che i pregi ma sa anche che trionfi e record non sono serviti soltanto per mascherare i limiti, ma soprattutto a spingerli un poco più in là. Con un dettaglio non di poco conto: al San Paolo il Napoli, su 26 gare giocate, ne ha vinte 14, pareggiate 9 e perse solo 3 (tutte in campionato, con l’Udinese lo scorso campionato, il Parma e la Roma in questo). Niente male. Soprattutto se messo a confronto con l’andamento fuori casa: 7 vittorie, 4 pari e 10 sconfitte. E in tutto questo c’è una feroce costanza nel metodo con cui si vince: segnando il giusto, 75 gol all’attivo (e in Champions il Napoli ha il miglior attacco italiano, meglio di Inter e Milan, 10 gol).
Ma i numeri dicono pure che, alla faccia di chi pensa che il gioco di Mazzarri sia difensivista a oltranza, il Napoli è la squadra che nell’anno solare ha subito meno tiri in porta: 134. Il Milan tre in più (137) e l’Udinese del prode Handanovic 148. A proposito di portieri: lo stakanovista del gruppo è ovviamente Morgan De Sanctis. 46 presenze su 47. Solo una volta ha deposto i guantoni, negli ottavi di Coppa Italia col Bologna in cui in porta è andato Iezzo. In venti circostanze ha chiuso la gara senza prendere gol. Sotto questo aspetto, nessuno meglio di lui e della sua difesa. Altro elemento che dà la misura della qualità del gioco azzurro è il numero di falli fatti: nel 2011 sono stati 420. Nella particolare classifica, seguono Inter, Juve e Roma.
Su questo granitico impianto di gioco, Mazzarri ha inserito via via il valore aggiunto dei suoi talenti. Il tecnico è innamorato pazzo di Lavezzi, «che deve diventare più cattivo sotto porta» (sei gol segnati, meglio di lui Hamsik con 12), ma intanto deve cominciare a contare i gol di Pandev, che lentamente sembra si stia riciclando come predatore d’area di rigore.
Un ruolino di marcia notevole, e soprattutto un segnale forte, sia alle avversarie in Italia che in Europa. Ma oramai la concorrenza è spaventata a sufficienza, e sapere che per un mese e mezzo abbondante il Napoli potrà dedicarsi soltanto al campionato (e razionare le energie di chi più ne ha consumate) non deve essere una notizia rassicurante.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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