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Il cuore del Napoli si prende la finale

Azzurri concreti battono un Siena rimaneggiato

Come negli anni d’oro: il Napoli sfida la Juve. La squadra di Mazzarri, che per la seconda volta parteciperà da tecnico a una finale di Coppa Italia, vede un trofeo. E’ l’ufficializzazione di una rinascita, una marcia lunga che troverà nell’Olimpico un palcoscenico autorevole. Era quello che il popolo napoletano chiedeva: tornare ai vertici del calcio italiano dopo aver stupito in Europa e dopo averla lasciata in maniera rocambolesca in una infausta serata londinese. Non è stata la partita più bella: il Napoli era stanco. E di fronte si è ritrovato un avversario, il Siena, che non ha mai alzato bandiera bianca, che ha provato a prolungare il sogno. I toscani hanno giocato un’ottima partita, hanno sostanzialmente replicato quella vittoriosa del Franchi ma l’organizzazione di gioco e il grande impegno questa volta non sono stati sufficienti a colmare il divario tecnico.

ENTUSIASMO – La gente di Napoli ha risposto agli appelli del Napoli in maniera entusiasta. Un San Paolo pieno come nelle serate di Champions che nessuno ha dimenticato, come testimoniato dagli striscioni di ringraziamento esposti in diversi settori dello stadio. Ringraziamenti accompagnati da una richiesta: dimenticare l’amarezza di Londra conquistando una finale che manca da quindici anni, regalando la possibilità di guardare da vicino una Coppa che sulle rive del Golfo non approda da venticinque anni. Troppo ghiotta, poi, l’occasione di un confronto ravvicinato con la Juventus, troppo suggestivo il palcoscenico, l’Olimpico, l’accompagnamento di un esodo biblico. Fra questo traguardo futuro e il presente, il Siena, squadra tosta, arcigna, che sa stare bene in campo perché Sannino che viene da Ottaviano, una trentina di chilometri da Fuorigrotta, l’ha forgiata con intelligenza. Per giunta ieri sera, l’allenatore della squadra toscana ha potuto recuperare il portiere titolare, Brkic, un Marcantonio che occupa con quella mole la porta in maniera sontuosa e ha, per giunta, riflessi felini, pubblicamente mostrati con due interventi complicati prima su una girata ravvicinata di Cavani e poi su un tiro dalla distanza di Inler. Sannino, che partiva in vantaggio, l’aveva pensata bene: una squadra a specchio rispetto al Napoli (soluzione che in molti quest’anno hanno adottato) con i tre davanti che partivano in pressione asfissiamnte sui tre difensori che incontravano così delle enormi difficoltà a riavviare l’azione (con la conseguenza che spesso perdevano palla o la spedivano in fallo laterale). Nemmeno il gol dopo appena nove minuti (punizione di Lavezzi con Vergassola che spediva nella propria rete nel tentativo di evitare l’intervento di Cavani) metteva in discesa la gara del Napoli tanto è vero che un intervento miracoloso di Campagnaro impediva a Mannini (un ex) di mettere a segno il colpo del pareggio. Il Siena riusciva a evitare con il pressing alto le ripartenze e i cambi di gioco. Paradossalmente, le intuizioni tattiche di Sannino trovavano conferma proprio in occasione del raddoppio. Perché al primo contropiede utile, con cambio di gioco finale da Lavezzi ad Hamsik, lo slovacco trovava il cross giusto per la testa di Cavani appostato a centro area. Il riacutizzarsi del dolore alla tibia della gamba destra di Maggio, complicava un po’ i piani di Mazzarri che era costretto a inserire Dossena chiedendo a Zuniga di spostarsi a destra.

FATICA – Nemmeno il raddoppio ha rasserenato il Napoli, anzi dal punto di vista del possesso-palla il Siena ha per lunghi tratti avuto il comando del gioco nella ripresa. Certo, un possesso caratterizzato da una certa sterilità perché a parte l’ordinaria amministrazione, De Sanctis non è stato particolarmente impegnato nemmeno quando Sannino ha deciso di giocarsi le residue carte dando alla sua squadra una fisionomia più offensiva con l’inserimento di un secondo attaccante (Bogdani) e l’arretramento sulla linea dei centrocampisti di Mannini. E’ apparsa evidente la maggiore freschezza atletica del Siena con un Napoli che faticava a ripartire e nelle due occasioni in cui riusciva a farlo peccava di lucidità in fase conclusiva (prima con Lavezzi e poi con Hamsik). D’altro canto, i ragazzi di Mazzarri hanno giocato molto, partite per giunta dispendiose come quelle di Champions. Però questa è una squadra che ha carattere, cuore e alla fine ha portato a casa il risultato utile, utilissimo. A Roma andrà il Napoli ma il Siena esce dalla competizione a testa alta, anzi altissima perché ieri sera non si è mai arreso.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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