Bruno Conti, l’atleta simbolo della Roma anni ’80, amato da tutte le tifoserie, domenica al Sant’Elia non ci sarà. Ma in campo contro il Napolì andrà un ragazzo di 32 anni che gli somiglia terribilmente, che ha il suo stesso cognome e che sognava di diventare come lui: è il figlio Daniele. Il suo secondogenito, bandiera del Cagliari con il record di presenza con la maglia dei sardi affronterà l’altra sua squadra prediletta, dopo la Roma.
«Mica anche a Napoli avete la fissa per Daniele? Perché io qui a Roma non trovo pace».
Il punto che per suo figlio ha per il Napoli una certa preferenza.
«Solo perché ha fatto qualche gol decisivo? Ma lui ne ha fatti tanti nella sua carriera, e sempre importanti. A Cagliari ha trovato la sua dimensione, è un punto di riferimento, una bandiera. E in questo ruolo si trova a suo agio»
Buon sangue non mente.
«Io sono felice per lui: con Cellino ha un eccellente rapporto e ogni volta che si è ipotizzato il trasferimento in un’altra squadra lui ha sempre tentennato e poi detto di no dopo una chiacchierata col presidente. Come me, ha sempre fatto delle scelte legate ai sentimenti e non ai soldi».
Dicono che sia un figliol crudele per i tanti gol fatti alla Roma?
«Lui è un professionista: certo lì per lì mi fa arrabbiare. Una volta glielo pure detto: “Daniè, allora dillo che ce l’hai con me”»
Vatti a fidare dei figli.
«Ma io scherzo. Anche io ai miei tempi non guardavo mai in faccia a nessuno. Se potevo far gol non mi tiravo certo indietro».
Un’estate fu vicinissimo al Napoli?
«Diego Maradona mi tempestava: ogni volta che lo vedevo mi diceva di raggiungerlo in maglia azzurra. Una volta me lo disse mentre ci scambiavamo il gagliardetto in mezzo al campo. Io a un certo punto dissi quasi di sì: il presidente Viola lo capì e giocò d’anticipo, mandandomi un dirigente a firmare un contratto all’aeroporto. E non riuscì a girare le spalle alla sua Roma».
Anche tra Daniele e il Napoli il matrimonio è sfumato per poco?
«Due anni fa, mi sembra. Nel corso della sua carriera sono stati tanti i club che lo hanno richiesto. Nel suo ruolo è bravo. Ma alla fine ha fatto una scelta di vita. E da padre so non se ne è mai pentito».
Assisterà a Cagliari-Napoli?
«No, preferisco seguire qualche squadra del settore giovanile della Roma. Farò come faccio ogni domenica: la registrerò e la guarderò con calma. Magari dopo aver saputo il risultato».
Che ne pensa di questo Napoli?
«È la squadra che in questi anni è cresciuta di più nel palcoscenico europeo. Dalla serie C alla sfida con ilBayern in così poco tempo è un’impresa capolavoro».
Gli azzurri possono vincere lo scudetto?
«Credo che il Napoli non si possa più nascondere: non gli manca nulla per poter lottare fino alla fine per il campionato».
Quale l’arma in più?
«Sarebbe facile dire Lavezzi, Hamsik e Cavani, ma credo che mai come nel Napoli la forza del gruppo sia così evidente. Si vede che è una squadra vera e il merito è del lavoro di Mazzarri».
Non è che sta lasciando troppi punti alle piccole?
«Qualche piccolo passo falso può anche succedere e non deve essere la fine del mondo. Poi questa parte iniziale del campionato è così equilibrata: le grandi stanno trovando tante difficoltà».
Chi le altre favorite?
«Milan, Juventus, Inter e penso che anche la mia Roma si inserirà nel gruppo delle migliori».
E in Champions?
«Passare il turno non sarà facile per la squadra di Mazzarri, ma dover giocare lo scontro diretto contro il Manchester City al San Paolo dà al Napoli un certo vantaggio. Io faccio in Europa faccio il tifo per gli azzurri».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
