Peppe Cirillo, direttore creativo di Armando Testa, la principale agenzia pubblicitaria italiana, è nato 43 anni fa a Torre Annunziata. Tra le campagne ideate, quella di Francesco Totti e Ilary Blasi, assieme a Vincenzo Celli, per Vodafone.
Il Napoli aiuta la città?
«Certamente, i risultati di una squadra di calcio incidono sempre sulla città. In questo caso considerando Napoli come prodotto aiutano anche un sindaco nuovo ed una ritrovata credibilità. Pero…»
Però?
«Sono cambiamenti superficiali. C’è bisogno di incidere in maniera radicale, produrre effetti concreti e questo lo consente solo una buona amministrazione e la volontà popolare. Le rivoluzioni nascono dalla coscienza del singolo. A questo c’è da aggiungere il tempo per un cambiamento culturale che a Napoli è ancor più lungo»
Che tipo di prodotto è il calcio?
«Da prendere con le molle. C’è bisogno di molta attenzione quando si sceglie un testimonial. Con Totti, ad esempio, abbiamo costruito delle ottime cose, ma in occasione di comportamenti negativi si crea imbarazzo perché si rischia di compromettere la credibilità conquistata. Oggi il calcio è un sistema inquinato e a livello pubblicitario molto delicato. Non si va sul sicuro, insomma».
Il miglior testimonial con il quale ha lavorato?
«Kakà, un ragazzo purissimo, di un’educazione fantastica. Anche Totti è molto bravo».
E nel Napoli chi le piace in particolare?
«Esteticamente dico Lavezzi. La pubblicità ha bisogno di contrasti. Personaggi come Cassano, Totti, Gattuso, rendono bene. Il viso di Lavezzi, il fisico, i tatuaggi potrebbero aiutare. Hamsik direi di no. Troppo sopra le righe, anche per la cresta».
Ma è giusto dire che i napoletani sono più creativi?
«Il pensiero creativo nasce da un contrasto. E quindi da
un’osservazione che può ritrovarsi dovunque. Però è anche vero che Napoli è anarchica e nell’anarchia c’è tanto contrasto e possibilità di stupire».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
