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Il Napoli si difende: «Nulla da temere»

Novanta minuti di interrogatorio, o meglio di audizione. Come in una partita di calcio. Solo che contro Paolo Cannavaro e Gianluca Grava ieri pomeriggio avevano gli 007 della Procura federale che volevano sapere tutto su Matteo Gianello e quel Sampdoria-Napoli del 10 maggio del 2010. La coppia di difensori ha negato ogni addebito, confermando la versione già fornita davanti al procuratore aggiunto Giovanni Melillo che, alla luce della parole dei tesserati azzurri, aveva disposto l’archiviazione delle loro posizioni. Per la procura di Napoli, Cannavaro, Grava e lo stesso Napoli sono completamente innocenti. Ma per la giustizia sportiva questo non è sufficiente.
Cannavaro e Grava si sono mostrati assolutamente sereni davanti alla folla di giornalisti che li attendeva a via Po, quasi infastiditi dall’essere stati tirati in ballo per questa storia. Ma i cattivi pensieri, dopo il pomeriggio di ieri, il Napoli può metterli da parte. Una volta negli uffici della Procura Federale il capitano azzurro, arrivato qualche minuto prima delle 16,30, si è preso persino il lusso di scherzare con una guardia giurata tifosa del Napoli che gli ha chiesto l’autografo. «È vero, si è svolto tutto nella massima serenità. Come era giusto che fosse: Cannavaro ha risposto a ogni domanda. E sapete cosa ha detto agli inquirenti? Se Gianello o chiunque altro si fossero avvicinati a me per propormi una sconfitta del Napoli non l’avrei solo denunciato… Perché sono il capitano di questa squadra e tifo per gli azzurri da quando avevo due anni», ha raccontato il suo avvocato Luciano Ruggiero Malagnini svelando alcuni particolari del faccia a faccia.
Gli inquirenti guidati da Stefano Palazzi (ma gli interrogatori sono stati tenuti dai suoi sostituti) hanno maneggiato con cura le 40 pagine che il pool diretto da Melillo ha inviato alla procura federale. Le attenzioni si sono soffermate solo sulla sfida di Marassi: nessuna richieste delle altre gare pure finite al centro del filone napoletano. Ovvero quelle contro Parma (10 aprile 2010), Lecce (8 maggio 2011) e Inter (15 maggio 2011). Il difensore della Loggetta ha spiegato che «Matteo (Gianello) è un giocherellone, uno che ama scherzare tantissimo e che strappava sorrisi a tutti negli spogliatoi ma che non frequentava al di fuori degli allenamenti». Ovvio che né lui né Grava si spiegano perché l’ex terzo portiere li abbia coinvolti in questa faccenda. «Paolo non ha negato nessuna accusa, perché non era accusato di niente. Lui ha raccontato la verità, dichiarandosi assolutamente estraneo alla vicenda», conclude. Nessuna contestazione e la rassicurazione che non che non ci fu alcuna combine. Né quel giorno né mai in una gara del Napoli.
Anche l’interrogatorio di Grava è durato un’ora e mezza circa e il giocatore casertano – che è giunto negli uffici federali verso le 14,20 – ha più volte ha ribadito la stessa tesi: «Non ci sono dubbi sulla regolarità della partita con la Sampdoria e del suo risultato finale, io e i miei compagni abbiamo giocato nel modo più vero possibile. E Gianello non ci disse mai nulla». La Sampdoria, come è noto, vinse uno a zero con gol di Pazzini. Il suo legale Luisa Delle Donne spiega ancora che «Grava ha negato che ci sia stato un tentativo di truccare la gara. Cosa ci aspettiamo? La cosa più ovvia: che non scatti il deferimento». Mascara detto ”dentino” come si legge spesso nei verbali è arrivato quasi a fine giornata. Ora gioca negli Emirati Arabi. Ha confermato di non aver nulla a che vedere con le storie della gare taroccate.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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