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Il San Paolo canta ‘Caruso’ in risposta agli insulti razzisti del Dall’Ara di Bologna

«Qui dove il mare luccica e tira forte il vento». Quando gli altoparlanti diffondono le note di “Caruso” corre un brivido sugli spalti del San Paolo. In pochi se l’aspettano e il catino di Fuorigrotta comincia a cantare in risposta al razzismo bolognese di sette giorni prima.

Omaggiare Lucio Dalla a una settimana da quei cori di stampo discriminatorio nei confronti dei napoletani ascoltati a Bologna. Questo l’obiettivo. L’idea di un blog, Il Napolista, rilanciata lunedì scorso, è stata accolta ed è diventata iniziativa della Ssc Napoli. Qualcuno si era anche spinto oltre chiedendo la concessione a Gianni Morandi, il primo a prendere le distanze dai cori dei tifosi rossoblù, della cittadinanza onoraria napoletana. Ma tant’è.

“Caruso” è diventata ieri pomeriggio l’omaggio di una intera tifoseria a un grande cantante che ha amato Napoli e paradossalmente è stato insultato dalla sua città. A ognuno il suo. La tribuna del San Paolo ha applaudito, la curva ha cantato, i distinti sono partiti con una sciarpata. Iniziativa lodevole, risposta altrettanto bella da parte di tutto lo stadio anche e soprattutto perché estemporanea.

La partita, cominciata con la nota migliore, ha avuto il triste epilogo di un altro pareggio che sa di sconfitta dopo quello di Bologna della settimana scorsa. Il brivido è diventato contestazione a partire dal primo minuto quando in curva B è apparso lo striscione rivolto a De Laurentiis: «Sulla nostra pelle vuoi lucrare». Meglio non proseguire con la rima che critica la qualità dei film del produttore. È nero l’umore dei 40.000 di Fuorigrotta. Le richieste per il mercato sono il motivo costante della partita. Fischi per Inler e Maggio, i più criticati. Bordate alla sostituzione dell’esterno con Insigne.
Se dalla curva B sono criticati i film, dal settore opposto arriva il coro «Aurelio caccia il denaro».La sfortuna dei tre legni colpiti non cancellano le lacune di formazione. Fischi del san Paolo alla fine dei primi 45 minuti, pioggia assordante alla fine della partita. Fanno male. C’è anche un timido coro a favore che sa di incoraggiamento più che di convinzione quando la squadra si reca sotto la curva alla fine del match.

L’unico ruggito il San Paolo lo regala dopo il gol di Albiol. Pochi minuti in cui si crede nel miracolo che non arriva. Il bello di «Caruso», il brutto dei fischi ed una curiosità . La portano in tribuna Nisida Massimiliano e Giulia. Un bandierone azzurro di tre metri con il profilo di Rafa Benitez. New entry per il San Paolo un drappo che ricorda il tecnico. «Siamo Rafaeliti convinti – dicono – Un omaggio che da tempo volevamo fare al tecnico spagnolo. Brutto Napoli, salvati da Albiol ma Benitez è una garanzia anche nei momenti difficili». Speranza docet.

Fonte: Il Mattino

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