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Il San Paolo canta Caruso, la società azzurra: “Nessun veto da parte nostra, scelgono i tifosi”

NAPOLI – «Qui dove l’azzurro luccica…». Non ce ne voglia Lucio per la piccola modifica, ma quel quadro d’assieme, quello del San Paolo, del cantautore bolognese e dell’azzurro, è già stato consegnato alla storia calcistica, scolpito nei cuori dei tifosi. Azzurro luccicante nella notte, fra decine di migliaia di fiammelle, con accompagnamento di coro unico. Da sciogliere appunto il sangue dint’e vene. Lucio sul palco sette anni fa, era di agosto, e la coreografia per il terzo Trofeo Moretti disputato dal Napoli (in casa) di quelle uniche. Tutto reale, anche la pelle d’oca: era il primo anno di serie A dell’era De Laurentiis e quello fu il miglior saluto possibile. Al doppio salto effettuato e ai propositi di scalata verso i trofei. Occhi lucidi e mani che si univano, ecco ciò che si scorgeva in quell’enorme falò azzurro sotto le stelle. Quasi sette anni dopo, Dalla e il suo Caruso potrebbero tornare a materializzarsi, ma nella voce dei tifosi.

RISPOSTA – Non potrà naturalmente tornare l’uomo che amava il golfo di Surriento come la sua Bologna, ma quel vento che tira forte, ricominciare a soffiare là dove s’era fermato quella notte. Ecco il filo che ricollega Bologna a Napoli, la risposta a quell’iniziativa che cinque giorni fa al Dall’Ara era stata insolentita dal gruppo dei soliti ormai noti incivili. Da loro era partito il sottofondo di insulti e striscioni, destinatari i circa diecimila napoletani presenti, mentre scorrevano le note di Caruso. Una tendenza ormai generalizzata. Diventata ormai consuetudine, con deterrenti pressoché inattivi. Dalle multe, agli avvisi di garanzia, alla chiusura delle curve, alle minacce di dimissioni dei presidenti onorari (vedi Morandi), al disgusto dei presidenti effettivi, niente pare funzionare come dovrebbe. Cresce anzi, anche perché viene alimentato da una (gran)cassa di risonanza poco adatta, esagerata.

DIRITTO DI REPLICA – Ebbene, da un sito locale (il Napolista) o forse da un singolo tifoso (paternità non meglio definibile) è partita la proposta di rifare Caruso al San Paolo, in replica a quello storpiato a Bologna. Invitando anche l’amico “schifato” Morandi ad unirsi al coro. Riprovarci, non solo per vedere l’effetto che fa, ma per ribadire, per sottolineare che certe cose non possono essere travisate. Per rilanciare la ricerca della soluzione, che però pare ancora molto lontana, se non irraggiungibile. Appello diffusosi sul web e diretto a De Laurentiis senza fermate intermedie: perché non far riecheggiare ancora Dalla a Fuorigrotta, cantare tutti assieme Caruso così come ‘O surdato ‘nnammurato, prima di Napoli-Chievo? E non solo sabato pomeriggio.

LA SOCIETA’ – Non sembra così entusiasta come chi ha lanciato l’iniziativa. «Se dovessimo replicare a tutte le manifestazioni incivili e intolleranti che si verificano nei vari stadi, non la finiremmo più…» ecco la risposta inoltrataci dal responsabile della comunicazione del club, Nicola Lombardo. «Diventerebbe una catena senza fine, preferiamo perciò non alimentare la cosa. Questa purtroppo è una tendenza difficile da debellare, il più delle volte non possiamo che assistere impotenti. Agli insulti, alle aggressioni, agli striscioni vergognosi. Addirittura raffiguranti Vesuvi che eruttano e fanno vittime: un malcostume generalizzato, che per ora non trova antidoto».

NEUTRALE – «E noi non vogliamo nemmeno protestare, perché poi nemmeno sarebbe molto appropriato prendersela con quelle società che per prime biasimano il fenomeno. Sono di origini napoletane, e avevo portato mia figlia allo stadio di Milano a vedere gli azzurri giocare con l’Inter. I soliti cretini hanno dato sfogo a tutto il repertorio, e me ne sono profondamente pentito. Non ci sarà una seconda volta. Ho già parlato dell’iniziativa lanciata col presidente, che è a Los Angeles, e abbiamo deciso di non assecondarla. Se poi partirà in maniera autonoma dalle tribune, di certo non ci opporremo».

Fonte: Corriere dello Sport

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