L’ufficialità arriverà probabilmente fra venerdì e lunedì, quando la «Commissione provinciale di vigilanza per il pubblico spettacolo» tornerà a riunirsi per esprimere il parere sui documenti acquisiti. Di fatto l’ok all’agibilità del San Paolo – quale casa degli azzurri per la stagione agonistica italiana ed europea – c’è già. Per una volta Comune e Società sportiva – nella sostanza – parlano la stessa lingua: «Siamo ottimisti». Lo dice il capo di Gabinetto di Palazzo San Giacomo Attilio Auricchio e lo sottolinea Alessandro Formisano, head of operations del Calcio Napoli pronto a scommettere che il ritorno di Lavezzi (e forse di Cavani) a Fuorigrotta previsto per il 30 luglio ci sarà. Tre ore di serrato faccia a faccia in una caldissima mattinata cominciata alle 12 e conclusasi solo intorno alle 15. Alla fine volti tirati per la fatica ma sereni. L’ultimo a lasciare il Palazzo di Governo è Formisano, ed è giusto cominciare da lui. Del resto la società senza San Paolo avrebbe perso una montagna di soldi e di appeal: «C’è ottimismo – racconta Formisano – la riunione è stata proficua. Il Comune? Ha fatto tanto lavoro e sono stati prodotti moltissimi documenti che erano necessari. Ora il Comune prenderà i suoi spunti e c’è ottimismo. Si è lavorato molto e con intensità in questi mesi, il lavoro prodotto è stato tanto e noi abbiamo fatto la nostra parte. È il Comune che rilascia il certificato di agibilità, aspettiamo che tragga le conclusioni». Fin qui la società. Ma a tessere la rete che ha portato alla costruzione del voluminoso dossier presentato alla Commissione in Prefettura, quello che farà scattare l’agibilità, a ricucire gli strappi continui con gli uffici e con il Calcio Napoli è stato Auricchio. Che ha guidato la delegazione del Comune composta dal vicedirettore di area tecnica Giuseppe Pulli, il dirigente della Protezione civile Gianni Spagnuolo e il responsabile delle progettazioni Andrea Esposito. Un lavoro complesso: «Siamo molto fiduciosi che il Napoli giocherà al San Paolo – dice Auricchio – c’è un lavoro intenso con il massimo contributo di tutti, l’importante è che si giochino a Fuorigrotta il campionato e la Champions e di questo sono assolutamente certo». Allora come stanno le cose? Perché l’ufficialità slitta di qualche giorno? Diversi i motivi. Il primo è che la Commissione è stata letteralmente travolta da analisi, certificati, prove come mai era accaduto prima per il San Paolo. In particolare negli ultimi sette anni i certificati di agibilità arrivavano sì da Palazzo San Giacomo senza però le prescrizioni della Commissione. Un braccio di ferro istituzionale silenzioso, poi è arrivata la Champions ed è cambiata l’aria in Prefettura e in Comune. Giusto sottolineare un altro aspetto tecnico della vicenda. La Commissione esprime parere obbligatorio ma non vincolante. Quando esamina l’impianto fa le sue osservazioni e le prescrizioni. Il Comune, proprietario, le può recepire, attuarle al cento per cento, attuarle parzialmente oppure per niente. Correndo il rischio di un intervento dall’alto del Prefetto che potrebbe chiudere lo stadio. Per fortuna il braccio di ferro istituzionale non c’è. Il percorso ora è lineare, la Commissione entro questa settimana dirà se il lavoro fatto dal Comune dà le necessarie garanzie. Tanto che il San Paolo è un cantiere aperto e si stanno ultimando gli ultimi due aspetti: riguardano alcuni servizi di toilette e le bocchette antincendio. Per il resto c’è il via libera di massima per la statica e la solidità della struttura. Più o meno lo stesso discorso vale per l’impiantistica. Qui la mole di collaudi è ancora più massiccia da visionare. Di qui «l’ottimismo» come parola d’ordine di tutte le parti in causa. E lo slittamento del termine del 10 non provocherà problemi alla società perché fino a quando non ci saranno i calendari si può avere il cambio di location.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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