Non di solo Cavani contro Gomez vivrà Napoli-Bayern. Sarebbe troppo poco. Di stelle a confronto ce ne sono a mucchi. A cominciare dalla panchina, con due personaggini del calibro di Mazzarri e Heynckes. Ma gli astri più accecanti della serata del San Paolo sono Mario detto il Torero ed Edi alias il Matador. Gli altri facciano un passo indietro. Gli sfidanti saranno Cannavaro e Badstuber e saranno momenti di panico per le difese delle rispettive formazioni.
I due bomber arrivano alla gara di Champions con umore e condizioni differenti. SuperMario ha iniziato la stagione in Germania così come l’aveva finita: segnando gol a raffica. 15 per la precisione nelle ultime 11 gare del Bayern, coppa nazionale compresa (su 32 complessivamente realizzati dai bavaresi). Un rullo. Lo scorso anno, in 45 presenze ne fece 39, sfiorando un primato che in Bundesliga dura dal 1972, quello del numero di triplette realizzate: Gerd Müller ne firmò sei, lui si è fermato a cinque.
Già, cinque. Le stesse di Cavani da quando indossa l’azzurro. 40 presenze e 29 gol lo scorso anno e una incidenza offensiva che hanno fatto dell’attaccante uruguaiano uno dei cannonieri più decisivi d’Europa. Un bomber che quest’anno ha firmato però solo 5 reti (la tripletta al Milan e i gol al City e al Villarreal). Saranno i viaggi su e giù con il Sudamerica (prima per la Coppa America ora per le qualificazioni a Brasile 2014) ma Cavani sembra ora un po’ affaticato. Ma pur sempre un campione capace del colpo di magia in ogni momento.
Strano il destino di SuperMario. Fino a metà ottobre dello scorso anno, quando giocava poco e segnava zero, i 30 milioni spesi nell’estate 2009 per strapparlo allo Stoccarda (lo ha scoperto Trapattoni) erano sembrati soldi buttati. Ora Mario Gomez è il capotreno di un Frecciarossa che va dritto senza fermate: eppure di Van Gaal, il predecessore di Jupp Heynckes, Gomez non era proprio il prediletto. L’allenatore olandese non lo vedeva, non lo voleva e se avesse potuto se ne sarebbe liberato in tutta fretta. Poi però, uno dopo l’altro, si fecero male Robben, Ribery, Klose e Olic e giocoforza SuperMario si è ritrovato titolare. Mario Gomez (classe 1985) da allora è il fulcro dell’attacco del Bayern. Non è più quello sgraziato degli esordi con il Trap a Stoccarda (a proposito, il manager è Maurizio Gaudino). Sfrutta il fisico straordinario e una tecnica che è assai migliorata a furia di giocare al fianco di Müller, Robben e Ribéry.
La Spagna non ha mostrato interesse per lui che aveva il padre originario della Sierra Nevada e che fino all’ultimo poteva scegliere con chi giocare. Alla fine Gomez ha deciso di indossare la maglia della nazionale tedesca, fin dai tempi dell’Europeo del 2008. Cavani contro Gomez, la suggestione del confronto stellare.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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