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In principio fu Lacrimini, quanti nomi su quella fascia

Nella storia recente del Napoli a sinistra c'è sempre stato un via-vai con fortune alterne

Fatti più in là: in una convergenza (sinistra) che lascia il segno, che inquieta e diverte, che irrita e solletica, perché stavolta la curiosità è maschia. Si scrive Strinic e però si (ri)legge un passato che va dalla A di Armero (e però anche di Aronica) all’infinito, in una corsa folle su quella corsia occupata da una serie di sagome o d’interrogativi, di precari e di avventori, d’interpreti saltuari e di provvisorie soluzioni d’emergenza. Fatti più in là, più in là di Strinic, di Ghoulam e di Zuniga, gli esponenti autorevoli d’un ruolo trasformato in vuoto, d’una estasi ch’è stata a lungo tormento, perché – diamine – quanta strada… 

LA RICERCA. Dura, anzi durissima, andando a sbattere contro mura di cemento armato, di granito, provando a raschiare il fondo del mercato, tuffandosi su Rullo, una sorta di enfant prodige smarritosi sotto quel carico di responsabilità, attraversando l’estremità con Lacrimini, poi rimanendo ancorati a Mirko Savini, a modo sua una certezza, ostinato (ed infaticabile) esponente d’una classe semmai operaia ma degna del Paradiso, della gloria della prima serie A, d’una disperata e però dignitosa appartenenza alla rinascita nella quale va ad intrufolarsi un Mannini d’annata (la mossa d’una volta di Reja). 

LA SVOLTA. Il salto di qualità è Andrea Dossena, il prototipo del «vecchio», classico fluidificante, uno che a sinistra c’è nato, c’è cresciuto, sino ad arrivare ad Anfield: approda da Liverpool, accompagnato da referenze di prim’ordine, però resta una amabile intenzione, un’esplosione a metà. 

LA MOSSA. Dossena fa però da apripista, incide eccome e quando deve lasciare (va a Palermo, con Aronica, difensore centrale che da quelle parti è andato a toppare qualche falla, quando serve) offre la fascia a Camilo Zuniga, destro naturale che Mazzarri riesce a reinventare, un piccolo fenomeno d’argilla che comincia a sgretolarsi proprio in concomitanza (ma va) della firma del rinnovo, il primo ottobre del 2013: è in quel momento che comincia la maledizione, perché Armero, arrivato per fare da alternativa, si è già dissolto. Bisogna tuffarsi disperatamente sul mercato e spunta (dal nulla) Ghoulam, suggerimento «mirato» di Benitez, che intanto deve sempre fronteggiare la sorte, la va a sfidare con Britos ed ora attende Strinic. Fatti più in là. 

Fonte: Il Corriere dello Sport

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