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Insigne: aggredisce lo spazio, ottimi inserimenti e sfrutta la profondità

Quando entra in campo, il pubblico è certo che il ragazzo napoletano si inventa sempre giocate sublimi

L’ultimo fenomeno è un monello da gestire con cura, utilizzandone il fosforo e quella capacità d’adattamento che lo rendono attaccante universale, moderno e funzionale. L’Insigne che t’aspetti è un genietto cresciuto alla scuola di Zeman, dunque con un repertorio ulteriormente arricchito di nozioni offensive (e però anche difensive) che lo rendono speciale. Insigne è un attaccante puro che sa aggredire lo spazio, che sa danzare tra le linee, che può affondare in verticale o persino viaggiare su tracciati orizzontali, per sposate le difese e poi spaccarle con un diagonale o un assist.Insigne è capace di dare un senso (volendo) al 4-3-3, sia partendo dal versante mancino (e dunque chiudendo con il destro per la battuta a rete) o anche dal lato opposto. Ha la capacità di lettura delle sovrapposizioni, le ispira buttandosi «dentro» ed «ascoltando» la progressione di chi deve sostenerlo per riceverne lo scarico e poi azionare le punte. Insigne è «malleabile», non è insofferente, ha la prudenza ed anche l’umiltà di chi sa che il tempo gioca dalla sua parte e che il futuro gli appartiene: ma va lusingato attraverso la crescita. E poi è anche generoso, avendo fiato e capacità nelle coperture: s’abbassa sino alla propria mediana e a volte va anche più giù; è un testardo, come dimostrato a Parma, che se perde un pallone lo va a riprendere, per giocarlo, e per spedire Cavani in porta con una verticalizzazione meditata, nella quale si sposano la capacità di palleggio e la lettura dei tempi e dei movimenti (i propri e però anche quelli altrui).Insigne offre soluzioni in corsa che riescono a spaccare le gare, perché ha gamba, è d’impatto immediato sulle partite, non ne spreca neanche una frazione di secondo, semmai la sbaglia perché è umano che ciò accada, ma non la dilapida. Ha dimostrato, a Cagliari, di potersi persino permettere l’insolito ruolo da prima punta e senza avere un tridente ad accompagnarlo (ma nella circostanza il solo Hamsik) e quindi offre al proprio allenatore un campionario dal quale attingere a piene mani. Insigne è una riserva (per modo di dire).

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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