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Insigne incanta, il Napoli gode

I problemi sono dettati da una difesa distratta e poco attenta sui calci da fermo

Davvero il calcio è sentimento. E davvero i sentimenti si rincorrono. Nella prima al San Paolo senza Ezequiel Lavezzi – che magari un giorno tornerà da dirigente, perché lo ha detto De Laurentiis – Napoli accarezza lo scugnizzo di casa, Lorenzo Insigne, e finalmente può cominciare a spellarsi le mani dagli applausi per quello che gli vede fare con la maglia azzurra, senza sospirare, come ha fatto per un anno, eccitata dalle sue prodezze zemaniane a Pescara. Eccolo Lorenzo Insigne, eccolo il futuro. C’era cuore nell’addio a Lavezzi, ce ne è nell’abbraccio allo scugnizzo. Peccato non ci fosse il presidente ieri, al San Paolo a godersi Insigne, che pure conosce molto bene avendolo rivoluto a Napoli: ha tifato davanti alla tv. Senza enfasi e senza tormentare, almeno noi, le notti e le gerarchie di Mazzarri (quello eventualmente ci penserà il ragazzotto a farlo…), però una cosa si può dire: la strada da fare sarà ancora tanta (e ci mancherebbe), ma forse sapere che dietro Pandev e Cavani c’è questo Insigne qui fa stare meglio. Tanto più che Vargas vacilla: ieri lo ha fermato un’otite con febbre, ma nelle uscite in amichevole non aveva brillato.

CARATTERE E NUMERI – Contro il Bayer Leverkusen, che è un avversario vero (e il Napoli potrebbe incrociarlo in Europa League), davanti ai 25.000 del San Paolo, che già così farebbero venire i brividi a un ventenne, Insigne non trema, non vacilla, anzi mostra personalità, petto in fuori. Mostra talento. La “prima” è senza fortuna: un pallonetto imbeccato da Pandev che però non trova la misura. Applausi comunque, abituiamoci all’idea perché il ragazzo è stato incoronato dalla città e sarà così. Che bellezza! E’ passato un quarto d’ora, trascorrono altri dodici minuti e stavolta il ragazzino è caparbio e impeccabile: segue una palla sulla scia di Wollscheid, lo passa mentre il tedesco rovina a terra (e protesterà con l’assistente, ma se pure potrebbe esserci un contatto veniale, sembra più lui scoordinato che altro), innesca il cross perfetto di destro e Hamsik accompagna in porta per il gol che sblocca la partita e accende il San Paolo. Ancora Insigne, prima arpionato da Bender quando prova a scappar via, poi mentre ispira Pandev, ma il tiro è deviato. Nella ripresa, a maglie da subito più larghe, il ragazzo va a nozze: Leno gli nega di piede un gol che se lo fa (dopo lo stop al volo per arpionare la palla) davvero il San Paolo viene giù dalla gioia. Comincia a prendere anche più coraggio fino a strafare quando ne vorrebbe dribblare quattro. E questa è la gioventù, qui ci vorrà un maestro e con Mazzarri probabilmente è nelle mani migliori per sbollire certi eccessi. Però che bella roba questo Insigne. L’unico neo è la piccola distorsione alla caviglia che andrà verificata (è uscito dolorante).
PREGI E DIFETTI – Mazzarri continua a lavorare e a far crescere, con la squadra il 3-5-1-1 sposato con l’uscita dallo scacchiere di Lavezzi (e senza il Pocho qualche prova efficace l’aveva già fatta nella scorsa stagione, per esempio a Lecce, vincendo). Certo, in campo non c’è il Napoli titolare: non c’è Cavani, non c’è Inler, non c’è De Sanctis (che sta in panchina) non c’è Maggio (che entrerà nella ripresa). Si presenta Behrami, per la prima volta al San Paolo, anche lui subentrando durante la gara a Dzemaili, l’uomo con cui si giocherà il posto. E forse glielo prenderà, perché sembra più mazzarriano di Dzemaili nell’interpretazione del ruolo: più compassato uno, l’altro quando c’è da andare va e ieri per tre volte si è proposto davanti alla porta con conclusioni e assist. E’ un Napoli che può e deve crescere ancora, in brillantezza, ma ha un altro test importante, quello di mercoledì con il Bordeaux, e in tutto una decina di giorni da qui a Pechino, quando servirà star bene. Davanti ha fatto vedere belle cose, Hamsik, Pandev e Insigne hanno dialogato in rapidità, i primi due hanno segnato, l’altro ha inventato, quel che gli chiede Mazzarri nella scacchiere iniziale, in cui parte leggermente dietro al macedone (che invece tatticamente renderà il servigio a Cavani quando tornerà il Matador). Dietro qualcosa ancora non va e il gol incassato a freddo nella ripresa (quello del momentaneo 1-1) evidenzia le dolenti note del passato: i gol su calcio piazzato che tanto hanno fatto infuriare Mazzarri. In mezzo c’è Gargano, quello che deve uscire sempre e non esce mai. Anche stavolta ha fatto il suo. Per finire, Leno, che sembra un modesto portiere, chiude l’unico conto a favore con Insigne, a cui dopo il gol con un intervento di piede, nega la rete arrivandoci maldestramente con la mano. Ma nessuno può negare allo scugnizzo l’ovazione assordante del San Paolo quando Mazzarri lo cambia e gli regala questa morsa di commozione. E’ sbocciato un amore. Potrà solo crescere.
Fonte: Corriere dello Sport
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