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Italo Cucci: “Contava il successo dopo le amarezze”

Il gol di Marekiaro – un passo di danza aperto da Insigne, proseguito da Zuniga e beatamente concluso con un sinistro divino dal corazziere slovacco – chiude la domenica dei veleni e la illumina di felicità. Vera e onesta, dopo tante scene di baci & abbracci frutti di mistificazioni e di brogli arbitrali che non sai se occasionali o risultato di ripetute prove all’inginocchiatoio. Il Napoli c’è ancora anche se fatica fin troppo con un Chievo organizzatissimo ma impotente nelle conclusioni, inspiegabilmente privo del suo unico bomber, Pellissier, tenuto in panchina da Corini fin verso il finale. Il Napoli c’è ancora anche se spreca palle gol in dose massiccia soprattutto per l’ansia che assale Insigne ogni volta che ha il pallone a portata d’ipotetico tiro vincente. Ipotetico, perché il Piccolo Diavolo è soprattutto un eccellente ricamatore e rifinitore, mentre si fa facilmente sovrastare da difensori arcigni quando tenta di entrare in porta palla al piede e di uccellare portieri che non ci stanno, gente come Sorrentino che puoi battere solo se t’inventi il gollissimo firmato Hamsik. Il Napoli c’è ancora perché allo spreco offensivo corrispondono fortunatamente una difesa attenta e un centrocampo operoso, ma in cerca di delizia, al punto di esibire un Inler finalmente “lione” come aveva promesso qualche tempo fa. Il Napoli c’è anche se rinuncia a Cavani che in una notte così avrebbe fatto fuochi d’artificio a Fuorigrotta, consolandosi di quella triste danza quasi macabra in Ucraina, e s’affida invece a un Pandev stanco: il macedone merita applausi per la buona volontà e l’orgoglio con cui regge il ruolo, ma meriterebbe – lui sì – un po’ di ricostituente riposo; e in queste condizioni – ripeto, senza Cavani – conviene davvero avanzare Hamsik che è si la luce della manovra ma anche un potenziale bomber da doppia cifra; con Insigne consegnato alla trequarti si potrebbe ricostituire una linea offensiva che in certe occasioni fa rimpiangere Lavezzi. Il Napoli c’è e deve avere sempre più forte la convinzione di andare avanti verso la sua meta cercando sempre – dico sempre: anche in Europa – la vittoria. Con una Juve così benearmata – e la Beneamata inter che cresce partita dopo partita – nn si possono far passi falsi. E come dico da sempre, vincere aiuta a vincere. E adesso, occhio alla dea Atalanta

Fonte: Il Roma

La Redazione

M.V.

 

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