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La banda del rolex torna a colpire: dopo Hamsik e Behrami ora tocca a Zuniga

NAPOLI – Eppure era stato un gran bel giorno: la felicità dentro, un clima diverso, l’atmosfera gioiosa della folla partecipe, una città fiera di sé e di quel Napoli, della coppa Italia e dell’happening organizzato. Eppure pareva una serata avvincente, umanamente ricca di contenuti, perché non c’erano note stonate, almeno in campo: poi la cronaca ha sopraffatto i sentimenti calcistici e la criminalità ha deciso di spazzar via ogni lampo d’euforia d’una Napoli accattivante nel suo entusiasmo.

LE SETTE – Via Caravaggio è proprio ad un battito di ciglia dallo stadio San Paolo, che da lontano annusi, che quando alza la sua voce da quelle parti si fa sentire in maniera importante: è una strada in cui si concentra il traffico da sempre, ed al sabato, ovvio, ce n’è ancora di più, c’era il semaforo rosso e Zuniga, chiaramente, da rispettoso automibilista, ha arrestato la corsa della sua macchina ed ha continuato a chiacchierare con il suo amico Zapata, in macchina con lui, quando all’improvviso ha sentito qualcuno che picchiava forte sul finestrino e non ha fatto in tempo a rendersi conto ch’era proprio lui l’obiettivo di delinquenti.

LA PISTOLA – Sulla moto, che fiancheggiava l’auto, due persone, con tanto di casco integrale e pure una pistola puntata: in casi del genere quelli della banda dei Rolex – che però puntano pure qualsiasi altro orologio di valore – fanno in fretta, ti fanno avvertire la presenza dell’arma addosso, ti dicono ciò che serve per fare in fretta, «dammi quello», e poi scappano via, il tutto in pochissimo tempo. E’ durato un istante, il colpo è andato a segno, la paura è arrivata dopo, quando Zuniga ha realizzato assieme a Zapata cosa gli era successo ed ha realizzato che ora stava provando quello che in un recente passato aveva assaporato Hamsik (a lui il Rolex) e sua moglie (a lei il Suv), e poi Behrami (per gradire un Rolex e l’auto) e prim’ancora la fidanzata di Lavezzi e la (ex) moglie di Edinson Cavani, un album purtroppo con troppe figurine decisamente fuori posto e le dichiarazioni d’un pentito di camorra, Salvatore Russomagno, che mica poi chissà quanti anni fa, ai Pm della Dda ha spiegato nel dettaglio alcune dinamiche sulle quali ora, inevitabilmente, non possono che concentrarsi le riflessioni. «Le rapine ai calciatori del Napoli sono punizioni per chi gioca male, per chi non si presenta presso i circoli sportivi, per chi rilascia dichiarazioni contro il tifo violento e per chi non partecipa agli eventi organizzati dai capi tifosi».
Fonte: Corriere dello Sport

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