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La crisi del Napoli in quattro punti: condizione fisica, turnover, mercato deludente e assenza di un leader

L’ultima sorprendente decisione di Benitez riguarda la lista per le partite in Europa League: fuori Jorginho, il migliore acquisto di gennaio. Perplessità sulla scelta; più forti quelle sul rendimento del Napoli nelle ultime settimane. La squadra si è qualificata per la semifinale di Coppa Italia grazie a un colpo di tacco (anzi, di genio) di Higuain contro la Lazio, ma in campionato ha clamorosamente rallentato: due punti contro Bologna, Chievo e Atalanta, che non rappresentano il top in serie A. Cosa succede? Perché la squadra si è improvvisamente fermata?
C’è un evidente passo indietro sotto l’aspetto fisico che condiziona le prestazioni del Napoli, poco brillante e incisivo proprio nel momento cruciale della stagione: gli azzurri si giocano tanto tra campionato, Coppa Italia ed Europa League in queste settimane. È ora che deve vedersi la grande esperienza di Rafa, la sua mano vincente: è la carta in più da tirare fuori quando la situazione si fa difficile.

LA FORMAZIONE – Benitez attribuisce ad errori individuali la sconfitta sul campo dell’Atalanta. Lo fa probabilmente per difendere la sua squadra perché non può esserne convinto. La flessione degli azzurri è cominciata dopo due vittorie in campionato (Samp e Verona) e Coppa Italia (Atalanta). È evidente la differenza di condizione fisica rispetto alle prime gare del 2014 e questo influisce sul rendimento. Le avversarie medio-piccole giocano contro il Napoli tutte alla stessa maniera: difesa chiusa e contropiede. Bisogna, pertanto, sviluppare un lavoro particolarmente intenso sulle fasce, quello che al momento Maggio e Reveillere non assicurano. C’è attesa per l’inserimento di Ghoulam, nazionale algerino, mentre non si hanno più notizie di Zuniga (è fermo dal 2 ottobre ed è stato operato il 21), se non quella del cambio di abitazione, comunicato dalla moglie via Twitter. Benitez ha modificato la filosofia di gioco rispetto a Mazzarri, riportando la squadra al centro del progetto tecnico. E questo si è visto per molti mesi. Ma all’improvviso, in queste ultime settimane, il Napoli è tornato ad essere una squadra in grado di segnare e vincere solo grazie allo spunto del campione. Ed ecco perché è stata pesante la contemporanea rinuncia ad Higuain e Hamsik a Bergamo.

CONDIZIONE FISICA – La flessione fisica della squadra (Benitez ha auspicato un grande finale di stagione conoscendo gli effetti e i tempi della preparazione del fidato collaboratore, il professore Paco De Miguel) dovrebbe suggerire una maggiore copertura in alcune partite. Il modulo 4-2-3-1 è stato al centro di discussioni già in autunno, quando si è visto che due soli mediani – soprattutto Inler, insufficiente – non riuscivano a reggere a centrocampo. Ha pesato la prolungata indisponibilità di Hamsik, che può offrire anche un contributo difensivo, visto che ha giocato nel modulo “a tre” con la Slovacchia e il Napoli di Mazzarri. Callejon si sacrifica, arretra spesso per offrire supporto a Maggio sul lato destro, ma anche lui, in questo momento, non è in un buon momento di condizione. Può capitare, ha offerto un rendimento straordinario nella prima parte della stagione e Benitez ha avuto il merito di indicarlo a De Laurentiis e di insistere affinché questo talentuoso giocatore ex Real arrivasse a Napoli. Rafa è fermo sulle sue convinzioni, il modulo non si cambia: il 4-2-3-1 è un marchio di fabbrica, ma attenzione, perché gli squilibri tattici sono venuti prima degli errori individuali, come quelli clamorosi avvenuti contro l’Atalanta domenica scorsa.

MERCATO DELUDENTE – A differenza di quanto è accaduto durante la gestione-Mazzarri, quando le scelte erano più del club che del tecnico, il mercato del Napoli è stato curato da De Laurentiis e Benitez, ovviamente con il supporto del ds Bigon. In gennaio sono stati coperti i buchi provocati dagli infortuni di Mesto, Zuniga e Behrami ed è stato acquistato un difensore centrale perché gli sbandamenti del reparto, a un certo punto, hanno preoccupato anche Rafa. Ci sono state scelte singolari. Ad esempio, la rinuncia al genoano Antonelli: sarebbe arrivato in dicembre e avrebbe potuto giocare fin dal 6 gennaio, invece il tecnico spagnolo ha chiesto di riflettere su altri nomi. Inaccessibili i top player, nel penultimo giorno di mercato è spuntato Ghoulam, che è costato quanto Antonelli e ha giocato una manciata di minuti a Bergamo. «Si poteva fare meglio, tuttavia adesso siamo più solidi ed equilibrati», il giudizio dell’allenatore, che ha preso atto del mancato arrivo di alcuni top player da lui suggeriti: Gonalons, Capoue, Mascherano, Agger. Ora aspetta i rientri di Behrami e Zuniga e il completo recupero di Hamsik. Il colpo è stato Jorginho: è un eccellente centrocampista, pagato ad un prezzo giusto e destinato ad occupare per anni un ruolo nevralgico nel Napoli, se manterrà le premesse. Ma ha subito bisogno di spazio.

MANCA UN LEADER – Venti stranieri, l’unico italiano titolare del Napoli è Maggio, che potrebbe essere anche l’unico rappresentante della squadra ai Mondiali in Brasile perché Insigne, continuando ad essere utilizzato part time, rischia seriamente di restare fuori dalla lista del ct Prandelli. Il marchio spagnolo (e sudamericano) del Napoli è chiaro, d’altra parte Benitez ha sempre gestito rose internazionali. Ma la squadra ha perso così l’identità e non soltanto perché è stato ceduto in estate un fedelissimo di Mazzarri, il portiere De Sanctis (non accettò di fare la chioccia a Rafael), e pochi giorni fa è stato prestato al Sassuolo l’ex capitano Cannavaro, anch’egli legato al precedente tecnico. Il leader nello spogliatoio è l’allenatore, con il suo ricchissimo curriculum, non più un giocatore o un gruppo. Questo si riflette anche sul campo perché uno dei vantaggi di Mazzarri è stato quello di inserire un calciatore o due in un telaio collaudato, riducendo al minimo i rischi. Invece, la rivoluzione è stata totale con Rafa, in campo e fuori. Presentandosi a Castelvolturno a fine giugno, l’ex tecnico del Liverpool campione d’Europa 2005 disse: «Non assicuro di vincere un titolo, ma posso assicurare che lotteremo per vincere». Scudetto sfumato, invece apertissima la strada per le coppe.

Fonte: Il Mattino.

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