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La strategia del Napoli per lo scudetto: non più il fenomeno ma una squadra

Tra poche ore comincia la stagione del Napoli. È una storia completamente nuova perché sono andati via i due uomini che hanno rappresentato le solidissime basi su cui s’è poggiata la squadra in questi anni: Cavani e Mazzarri. È stata una loro scelta, non sono stati messi alla porta. Entrambi già un anno fa avevano deciso di chiudere l’esperienza napoletana: il bomber aveva preteso una clausola di rescissione che il Paris St. Germain si appresta a pagare; il tecnico aveva rinunciato a un ricco contratto triennale a cifre superiori rispetto a quelle poi concordate con l’Inter. Era venuto meno il rapporto di fiducia con De Laurentiis? Sentivano di aver raggiunto il massimo a Napoli? Avevano altre ambizioni? Non si possono archiviare a cuor leggero questi capitoli perché i risultati ottenuti con Cavani e Mazzarri restano nella storia, ma bisogna guardare avanti e cercare di approfittare del cospicuo finanziamento del Paris St. Germain – 63 milioni – per il cartellino del bomber uruguaiano, dell’introito Uefa per la partecipazione alla Champions League e dell’aumento di fatturato per rendere ancor più forte questa realtà calcistica che De Laurentiis ha saputo plasmare con il contributo di eccellenti giocatori, di bravi allenatori e di attenti dirigenti. Le risorse economiche consentiranno al Napoli non soltanto di rispettare il fair play finanziario (questa è l’unica società europea ad aver presentato sei bilanci in utile), ma anche di rendere di alto livello una squadra e non soltanto un reparto. Cavani con i suoi 104 gol e Hamsik con le sue prodezze (reti e assist: soltanto nei top club ci sono giocatori con la qualità e la continuità dello slovacco) hanno reso grande la squadra che ha conquistato due qualificazioni in Champions League in tre campionati e hanno coperto le lacune di altri settori. I 63 milioni che arriveranno dalla cessione del bomber uruguaiano offrono l’importante opportunità di investimenti su più calciatori, non sul top player che rischierebbe di essere investimento fine a se stesso, come ha sottolineato un autorevole esperto di mercato come Salvatore Bagni. Non è un caso che Benitez, nel giorno della presentazione, abbia rimarcato l’importanza di guidare una rosa in grado di reggere le tre competizioni. Pur avendo Cavani, il Napoli è stato estromesso in malo modo dai sedicesimi di Europa League ad opera del semisconosciuto Viktoria Plzen e questo perché c’erano titolari non in grado di reggere l’accumulo di partite e riserve non in grado di recitare il ruolo di protagonisti, neanche per una gara. C’è una strategia da cambiare, una filosofia: la squadra, non più il fuoriclasse. Dopo il colpo Cavani, messo a segno tre anni fa, il Napoli ha fatto operazioni di mercato di contorno, pur spendendo tanto in alcuni casi: 16 milioni per Inler, che ha perso il posto da titolare nella scorsa stagione, e 11 per Vargas, emigrato in Brasile. Si era ritenuto evidentemente che due fuoriclasse come il Matador e Hamsik potessero da soli reggere il peso della squadra, adesso bisogna investire sulla squadra e non sull’asso per migliorare la rosa e consentire a Benitez di costruire anche qui gruppi vincenti com’è accaduto a Valencia e Liverpool. Non è un caso che Rafa faccia spesso riferimenti alle sue stagioni con i Reds, che riuscirono ad opporsi allo strapotere di altri club della Premier e a vincere la Champions 2005. Quel team venne costruito con un’oculata politica tecnica e finanziaria, senza follie e sperperi, perché a guidare il club non c’erano né russi né arabi. È il modello che Benitez intende riproporre a Napoli, dove il lavoro non si annuncia facile dopo gli addii di Mazzarri e di Cavani. Ma lui ha spalle larghe: ha saputo imporsi sui senatori del Chelsea che mesi prima avevano portato Di Matteo in panchina e sui contestatori di Stamford Bridge, conquistando l’Europa League prima del ritorno in Italia. L’apertura di un nuovo ciclo, proiettato al raggiungimento dello scudetto, richiederà tempo e forse anche ripensamenti sui paletti per stipendi e gestione dei diritti di immagine perché alcune occasioni importanti rischierebbero di sfumare, com’è accaduto in passato. Non servirà il colpo per dare impulso alla campagna abbonamenti (peraltro non cominciata in assenza del certificato di agibilità del San Paolo), ma occorreranno giocatori di valore e questi giocatori, quasi dovunque, gestiscono direttamente i loro affari commerciali. Benitez, che è stato il manager del Liverpool, lo sa bene. Da sabato comincerà a lavorare nel ritiro di Dimaro con un gruppo di calciatori uniti e orgogliosi dei risultati finora ottenuti. Ha parlato con molti di loro e al più giovane, Insigne, ha dedicato un tweet dopo la sconfitta nella finale degli Europei under 21 contro la Spagna. Fare di Lorenzo un titolare, la mezzapunta sinistra che supporterà la punta centrale nel 4-2-3-1, è un’operazione che potrebbe essere importante quanto un affare di mercato: nella prossima stagione il ragazzo di Frattamaggiore vuole conquistare un posto nella Nazionale che parteciperà ai Mondiali, avrà motivazioni altissime.

 

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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