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L’asse Parma-Napoli dal boom di affari alle accuse del 2001

Ventitré trasferimenti nel periodo Tanzi-Ferlaino

È una storia che inizia praticamente venti anni fa. Giugno del 1993. Il Napoli è alla prese con i primi sintomi di una crisi economica che poi dopo dieci anni lo porterà al fallimento. Calisto Tanzi è a New York, al concerto di Pavarotti a Hyde Park. Legge la notizia delle difficoltà del club azzurro e chiama Corrado Ferlaino. «Tranquillo, Crippa e Zola li prendo io». La Parmalat era entrata nel calcio come sponsor del Real Madrid ma il grande Parma era solo una ipotesi. Grande lo sarebbe diventato proprio a partire da quell’estate e proprio con gli innesti di Cannavaro e Crippa. Non è stato questo l’unico favore che il patron della Parmalat ha fatto al Napoli: due anni dopo prende anche Fabio Cannavaro senza fare discussioni sul prezzo (13 miliardi). «È vero, l’ho strapagato ma il Napoli è Napoli» disse allora il cavaliere della Parmalat. L’asse Tanzi-Ferlaino è anche quello che ha a lungo legato Tanzi al Banco di Napoli. E così, non è un caso che nel 1999 i ducali prendano anche Cannavaro junior -che stava per lasciare il Napoli per andare all’estero a parametro zero – pagandolo invece circa 4 miliardi di lire.
Eppure nonostante le spese, alla fine della stagione 98/99 il Parma con Stefano Tanzi presidente, Michele Uva dg e Lele Oriali dt era non solo riuscito a chiudere il bilancio in attivo ma anche a vincere Coppa Italia e Coppa Uefa. Il Napoli, intanto, precipitava lentamente nell’oblio. Anche perché il Cavaliere, generoso negli acquisti, non lo era poi così tanto nelle cessioni. In pochi anni a fare il percorso inverso erano stati solo dei comprimari come Bia, Pecchia, Caruso, Rincon, Matrecano, Ayala e Pizzi. In totale, 23 trasferimenti in poco meno di dieci anni. E uno sfiorato: Inzaghi. Già Superpippo. È l’unico affare sfuggito alla fratellanza degli anni ’90.
Ma non c’entrarono né Tanzi né Ferlaino. Colpa di Boskov e di una sua improvvida intervista. Disse: «Non abbiamo bisogno di una riserva». Vujadin smentì in un baleno, ma Inzaghi, sempre stato un grande furbacchione, chiamò il cronista a cui aveva rilasciato quelle parole e se le fece confermare. Addio. Un matrimonio felice durato 8 anni e con una data certa che sancisce la sua fine: 10 giugno 2001. Il Verona vince a Parma alla penultima giornata in maniera rocambolesca. A farne le spese il Napoli di Ferlaino e Corbelli che finisce in B, 36 punti contro i 37 degli scaligeri. E un appendice. Corbelli accusa: «Tanzi è anche il vero padrone del Verona, in violazione delle norme federali. La gara è stata una farsa».
Lui giura: «Non è vero, non ho mai posseduto e quella partita è stata regolare». Ferlaino solo qualche anno fa ha dovuto ammettere «il tradimento» del suo vecchio amico presentatogli dall’allora leader della Democrazia Cristiana, Ciriaco De Mita: «Tanzi ha sempre detto che non era vero che lui controllava il Verona, e quella retrocessione è stata decisiva per il fallimento».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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