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Lavezzi cerca contro i bianconeri una notte speciale

Quando incrocia la Juve, s’accende sempre. Come se in Lavezzi scattasse una molla interiore. Probabilmente la stessa molla che scatenava Maradona ventisette anni fa. E l’ambiente che fa questo effetto. Ovunque ti giri, senti ripetere la stessa frase: « Bisogna battere la Juve ». Come se tutto il resto non contasse, anche se negli ultimi anni, « tutto il resto » conta, eccome. Ma il Pocho, raggiunto ieri dal suo procuratore Alejandro Mazzoni, è da quattro anni che ascolta quella frase: al ristorante, al bar, nei negozi. E di conseguenza anche per lui, la partita con la Juve è diventata la madre di tutte le partite. 

PROTAGONISTA SEMPRE – Non a caso fu lui a trascinare il Napoli alle quattro vittorie roboanti ottenute negli ultimi tempi a Fuorigrotta a spese dei bianconeri. Il Pocho sempre protagonista anche quando il suo nome non entrava nel tabellino dei marcatori.
Si procurò il rigore nel 2007 che diede il là ad una rimonta clamorosa; realizzò il gol della vittoria nel 2008 dopo il pari siglato da Hamsik su assist dell’argentino; mise a segno il terzo gol che archiviò la sfida del 2010; e fece la sua parte anche nella tripletta realizzata da Cavani a gennaio di quest’anno.
Ecco perchè già da giovedì mattina, i tifosi del Napoli ripetono le stesse frasi a mò di buon auspicio: «Ah, se il Pocho sarà in vena», «Ah, se Lavezzi gioca come a Manchester o a Monaco», «Ah, se si dovesse scatenare lui» .
Ma non c’è bisogno di augurarselo. Lavezzi attraversa uno stato di grazia particolare. L’ha dimostrato nella gara con l’Udinese, laddove è tornato al gol al San Paolo dopo un anno esatto di astinenza; s’è confermato anche in Germania dove la critica di sponda bavarese ha dovuto riconoscere che i pericoli maggiori per il Bayern sono nati dalle incursioni del Pocho. Solo a Catania non è riuscito ad evitare la sconfitta, eppure è stato il migliore dei suoi. 

INFORTUNIO DIMENTICATO – E’ bastato guarire da quel fastidioso malanno al calcagno per ritornare ad essere l’attaccante che spacca le difese avversarie, il giocatore devastante e micidiale nell’uno contro uno, l’elemento capace da solo di creare azioni da gol. E’ vero, ancora non riesce a presentarsi con puntualità nel tabellino dei marcatori, ma con lui in campo (ed ispirato), il Napoli è ben altra cosa. Se n’è accorto anche il cittì della nazionale argentina che l’ha subito convocato per le due gare di qualificazione ai mondiali in Brasile: l’11 con la Bolivia a Buenos Aires ed il 15 in casa della Colombia di Zuniga a Barranquilla. Non è escluso che il Pocho possa giocare in una delle due gare al fianco di Messi. Viaggerà con Fernandez che ha preso sotto la sua protezione fin dal primo giorno. E con loro ci sarà anche Zuniga, bersaglio preferito degli scherzi del Pocho. 

SU DI GIRI – Lavezzi è su di giri in vista dell’impegno della Juventus che precederà quelli con la nazionale. Due appuntamenti che lo eccitano non poco. Ieri è stato lui a realizzare il gol per i titolari nel corso dell’allenamento di rifinitura. Una seduta che Mazzarri ha dovuto interrompere tanta la foga e la voglia di proseguire all’infinito (è terminata uno a uno, con un rigore messo a segno da Lucarelli che giocava nella formazione allenatrice). « Ragazzi, basta, si va negli spogliatoi », è stato costretto ad ordinare l’allenatore visto l’accanimento di Lavezzi ed anche di Hamsik, altro cecchino infallibile quando capita la Juventus a Fuorigrotta o anche a Torino.
Ci sarà tempo per preparare e pensare alla sfida con il Manchester City di Mancini. Ma Lavezzi non ha accantonato il sogno di approdare agli ottavi di Champions League. Dopo la prestazione di Monaco, tutto è ancora possibile. Intanto si prepara a regalare un’altra notte magica ai tifosi del Napoli. Sa quanto è sentito nell’ambiente il faccia a faccia con i bianconeri. Ricorda ancora quei boati esplosi al termine delle quattro vittorie ottenute al San Paolo. Ricorda i sessantamila che cantavano e ballavano sugli spalti. E farà di tutto per riportare allegria in uno stadio che sente sempre più suo.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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