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Lavezzi e il figlio del boss “Lo conosco, venne a casa”

I verbali del Pocho (“Per me Lo Russo era un capo ultrà”) e di Balotelli sentiti come testimoni nell’inchiesta sul riciclaggio. Super Mario: “Chiesi io di andare a Secondigliano e vidi da vicino alcune bustine di droga su un tavolo”

L’imprenditore Marco Iorio era diventato “un punto di riferimento per l’attaccante argentino del Napoli Ezequiel Lavezzi. “Spesso andavo a mangiare da lui e uscivamo insieme”, ha spiegato il calciatore ai magistrati che lo hanno sentito come testimone nell’indagine sul riciclaggio di denaro che vede Iorio in cella dalla fine di giugno. Il verbale sottoscritto l’8 settembre scorso da Lavezzi è stato depositato insieme all’audizione dell’attaccante del Manchester City e della Nazionale Mario Balotelli, ascoltato per il tour a Scampia, dove fu accompagnato nel giugno 2010 proprio da Marco Iorio.

Agli inquirenti Lavezzi ha detto non aver mai saputo alcunché dei presunti rapporti fra l’imprenditore e l’ex boss, oggi pentito, Salvatore Lo Russo, “eccetto quello che ho poi letto sui giornali”. E quando i pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo, che coordinano l’inchiesta condotta dalla Dia, gli hanno mostrato alcune foto, Lavezzi ha riconosciuto Antonio Lo Russo, figlio dell’ex padrino attualmente latitante, chiarendo però di aver appreso solo dalla stampa che l’uomo era ricercato. “L’ho conosciuto come capo ultrà”, ha detto. E nella veste di leader della Curva, Lo Russo junior andò qualche volta a casa di Lavezzi insieme ad altri sostenitori della squadra.

“Anche in Argentina avevo l’abitudine di intrattenere i rapporti con i capi delle tifoserie”. Proprio Antonio Lo Russo (fotografato a bordo campo, pochi giorni prima di diventare latitante, durante Napoli-Parma 2-3 del 10 aprile 2010) avrebbe fatto esporre allo Stadio uno striscione per convincere Lavezzi a restare a Napoli quando si cominciò a parlare di una possibile cessione.

Sull’aspetto centrale dell’audizione, quello riguardante gli astucci vuoti di dieci orologi di grande valore sequestrati durante la perquisizione a Iorio, Lavezzi ha detto di aver affidato quegli oggetti all’imprenditore come faceva solitamente quando era fuori Napoli, sottolineando che gli orologi non avevano le custodie e su alcuni erano incise scritte, ad esempio la data della qualificazione del Napoli in Coppa Uefa.

Lavezzi (che era in compagnia di Iorio quando fu coinvolto in una lite per viabilità nel dicembre scorso) ha poi aggiunto di aver visto qualche volta l’ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani, indagato per favoreggiamento nell’inchiesta e per questo raggiunto a fine giugno dalla misura dell’obbligo di dimora, nel ristorante di Iorio. “Veniva chiamato “capo””.

Più breve la testimonianza di Balotelli. L’attaccante ha confermato di aver conosciuto Iorio perché gli fu indicato il ristorante da alcuni conoscenti. L’imprenditore, su sua richiesta, lo aiutò a noleggiare una barca per una gita a Capri. Quindi, prosegue Balotelli, “gli chiesi di fare un giro ai Quartieri e nelle Vele di Secondigliano”. Il calciatore e due amici furono accompagnati in scooter da Iorio e altre due persone “forse dipendenti del ristorante”. Durante il tragitto altri motorini che li accompagnavano indicarono loro i luoghi dello spaccio. “Ebbi modo di vedere – racconta Balotelli – da una distanza di circa 10 metri un tavolo con sopra buste di droga”. Come già più volte ribadito alla stampa, Balotelli ha ripetuto di aver appreso solo dopo, e dai giornali, “di essere stato accompagnato da persone non buone”.

Fonte: Repubblica.it

La Redazione

M.V.

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