E pure dev’esserci una luce in fondo al tunnel: 25 ottobre 2010, ne è passato di tempo, però che farci? Stadio San Paolo, la casa dei balocchi: finte, veroniche, dribbling e diavolerie d’altissimo profilo, come il colpo di tacco che manda Mascara in porta per afferrare il Parma ed illudersi un po’: il Pocho è lì, in quel vortice, l’estasi effimera e il tormento permanente, inghiottito da un momentaccio, però vibrante e sempre amato, come ribadito da Yanina, il suo amore, su Twitter: « Napoli è pazza di Lavezzi ». Tutti pazzi per il Pocho e a prescindere, perché i figli so’ piezz ‘e core e vanno assistiti nel disagio: un anno, una rete che si perde nel buio di quell’1-2 con il Milan, poi una marea gigantesca di assist, di invenzioni, che accrescono l’amarezza e acuiscono il fastidio.
PROVACI, EZE – La sua Napoli è un affresco dietro l’altro, scatti che lacerano in due o allunghi che scatenano la folla: e però, tra le pieghe di quest’idillio che va al di là della freddezza dei numeri, resta il rimpianto altrui, di Mazzarri innanzitutto, che sa di aver tra le mani un potenziale bomber e che però non riesce ad innescarlo come vorrebbe: «Ha due piedi di eguale potenza, ha il gol nel sangue. E’ talmente bravo con il sinistro, che a volte si dimentica di esserlo e preferisce calciare con il destro. Non è un paradosso ma è la verità. Io sento che può arrivare in doppia cifra, deve esserne convinto» .
Frasi al miele, ben prima di quella scarica di fiele con il Parma: ma il calcio offre opportunità un giorno sì e altri due no e domani sera si ricomincia, benvenuto Ribery dinnanzi allo scugnizzo che s’è preso Napoli con quello sguardo languido e l’altruismo indiscutibile, carezzandola come fosse un pallone da sistemare dolcemente sul piedino di un compagno.
DA ANFIELD A… – La missione (im)possibile del 2007 è ormai un carillon poggiato sul comodino di casa e la colonna sonora dell’esistenza di un giovanotto che piace a grandi e piccine è in quelle note inseguite dai suoi primi giorni napoletani: « Voglio giocare in Champions con la maglia azzurra ». Detto e fatto, saltando avversari e dune, con testa-coda mozzafiato: subito l’Intertoto, poi la seconda rovinosa stagione finita in picchiata e la rinascita con Mazzarri, il ritorno in Nazionale all’indomani del Sud Africa, il terzo posto alle spalle del Milan e dell’Inter però mettendoci in mezzo pure un gol ad Anfield, uno dei teatri più suggestivi del calcio.
MA QUALE ZAR –Trentuno milioni di buoni motivi lo tengono abbracciato alla «sua» Napoli e la clausola rescissoria è semplicemente la manifesta volontà di starsene a Marechiaro, di cogliere il sole su via Caracciolo, di godersi il San Paolo con i sessantamila di domani sera, di scattare altre fotografie per il proprio album: allo Zenit di Spalletti lo aspettano, hanno scritto anche giorni fa, ma adesso c’è ben altro a cui pensare; al Bayern, per cominciare, a Ribery, e magari anche a quel gol che in casa gli manca da un anno intero, che in assoluto lo insegue dal pomeriggio del 10 settembre, che preoccupa soprattutto gli altri, non certo lui, disincantato e sereno, una sfinge: «Perché io sono felice anche quando metto un compagno in condizione di segnare: per Lavezzi, un gol o un assist hanno lo stesso valore».
La luce del San Paolo è lui.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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